Nella giornata della nascita del governo Renzi si susseguono, da parte delle altre forze politiche, i primi commenti al nuovo esecutivo.
L’attacco più duro arriva proprio mentre a Palazzo Chigi si sta svolgendo il primo consiglio dei ministri dell’era Renzi. A scagliarlo è Beppe Grillo, che solamente giovedì scorso era stato protagonista assieme al nuovo premier dell’acceso confronto in streaming in occasione delle consultazioni. “Questi giorni sembrano gli Ultimi giorni di Cinecittà, una versione sordida e surreale degli Ultimi giorni di Pompei – si legge in un post sul blog del leader del Movimento 5 Stelle – Una recita da spaghetti western all’amatriciana tra palazzi di cartone tirati su in qualche modo. Una città fantasma, una ghost city polverosa, un continuo andare e venire tra palazzi di cui si vede e rivede la facciata dietro alla quale non c’è nulla”. E ancora: “Un film di serie B, ma molto costoso, fatto con i nostri soldi, che si sposta di telegiornale in telegiornale da Palazzo Madama, al Quirinale dove vigila l’Uomo del Colle, da Palazzo Grazioli al Viminale a Palazzo Chigi con qualche deviazione al Nazareno”.
Più garbati sono stati i commenti di Silvio Berlusconi, che ha nuovamente ventilato l’eventualità di elezioni anticipate. “Non sappiamo quando verranno le elezioni, ma dobbiamo comunque tenerci pronti” ha detto nel corso di un collegamento con una riunione di Forza Italia. Il Cavaliere ha poi nuovamente ribadito la necessità delle riforme istituzionali, in modo da garantire la governabilità. “Il Paese è ingovernabile – ha affermato – ha un assetto istituzionale che consente non di decidere, ma di proibire, ed è bloccato dal 1948”. Immancabile anche il riferimento alla tanto invocata riforma della giustizia, tema su cui Berlusconi avrebbe insistito particolarmente nel corso delle consultazioni con il nuovo premier.
Quello che è certo, tuttavia, è che le reazioni più problematiche per Matteo Renzi sono quelle provenienti dall’interno del suo partito. Sono momenti di riflessione quelli che sta attraversando Pippo Civati in questi giorni. Il deputato Pd, nonché sfidante dello stesso Renzi alle ultime primarie, sta decidendo, assieme ai parlamentari a lui più vicini, se votare o meno la fiducia al nuovo esecutivo, ben consapevole che un voto contrario al governo presieduto dal segretario comporterebbe con ogni probabilità l’uscita dal partito. Certamente la tensione tra i due non è mai stata così alta, tanto che ieri Civati ha scritto sul suo blog che “Renzi sta facendo di tutto per farsi votare contro”, in riferimento alla nomina della civatiana Maria Carmela Lanzetta al ministero degli Affari Regionali. Ad ogni modo, sarà decisivo l’incontro, previsto per la giornata di domani, tra Civati e i suoi sostenitori per decidere se consumare o meno la rottura col partito.
Ma la reazione più tagliente che Renzi ha dovuto incassare è senza dubbio quella del suo predecessore a Palazzo Chigi, Enrico Letta. Che il rapporto tra i due fosse irrimediabilmente precipitato lo si era capito dal silenzio di Letta, che nei giorni scorsi si era barricato in un isolamento pressoché totale. Oggi è arrivata la conferma. Se la cerimonia del passaggio del campanello è stata la più gelida da molti anni a questa parte, ancora più freddo è un tweet dell’ex premier, da cui si deduce che anche lui non sarà presente in aula per votare la fiducia al nuovo esecutivo. “Lascio#Chigi.Grazie Napolitano e tutti quelli che mi hanno sostentuto! Ora uno stacco via da Roma per prendere le migliori decisioni.Futuro”.
Da segnalare anche le dichiarazioni di un altro ex presidente del consiglio, Romano Prodi, che hai microfoni di Sky Tg24 ha voluto fare un incoraggiamento al nuovo esecutivo: “Auguro successo al governo. Ci sono problemi urgenti da affrontare”. Molto cauto il commento del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso; da parte sua un “giudizio sarà espresso soltanto dopo aver conosciuto il programma”.
Lorenzo Cini