Il fenomeno della violenza a donne e bambini tra le mura di casa è in espansione; ricerche dimostrano che bambini cresciuti in ambienti violenti sviluppano un cervelletto più piccolo rispetto ai coetanei, così come deficit delle funzioni decisionali.
Scriveva il filosofo Hanna Arendt:” Una mezza dozzina di psichiatri lo aveva dichiarato “normale”, e uno di questi, si dice, aveva esclamato addirittura: “Più normale di quello che sono io dopo che l’ho visitato”, mentre un altro aveva trovato che tutta la sua psicologia, tutto il suo atteggiamento verso la moglie e i figli, verso la madre, il padre, i fratelli, le sorelle e gli amici era “non solo normale, ma ideale”. L’uomo in questione, come molti sapranno, era Adolf Eichmann, considerato uno dei maggiori responsabili della shoa della Germania nazista, uomini definiti dal filosofo del dopoguerra, “un uomo come tanti e che come tanti non era né perverso né sadico, bensì terribilmente normale”. Ed ha ragione Hanna Arendt, usare violenza, essere violenti, è probabilmente l’aspetto più ‘normale’ di cui la Natura ci ha forgiati, talmente normale ed ordinario da essere persino consuetudinario, spesso quotidiano. Le più recenti statistiche confermano che la normalità della violenza tra le mura di casa è infatti in rapida espansione; uno studio dell‘Osservatorio Nazionale Violenza Domestica (ONVD), patrocinato dal Ministero della Giustizia della Repubblica Italiana, pubblicato alla fine del 2013, conferma che le ricerche,le quali si sono estese per un arco di tempo di circa 7 anni, dal 2005 al 2012, dimostrano che le vittime dirette e certe di violenza in famiglia in Italia sono state oltre 10 mila, pari a 7.280 femmine e 3.483 maschi, il 69,6% italiani, il restante 30,4% stranieri.
«I risultati dello studio indicano come questo fenomeno non sia più confinabile alla sfera del privato, ma necessiti di un intervento coordinato tanto nella prevenzione che nella repressione», spiega Marina Bacciconi, presidente dell’ONVD, che nel presentare lo studio a palazzo Broletto di Brescia, dove la convention si è tenuta, così affermava. «Sono in aumento i casi di violenza su anziani (l’8% delle vittime sono over 60) su bambini piccoli (il 6% delle vittime italiane e il 7% di quelle straniere sono minori) e i casi di violenza “verticale” fra figli e genitori»
Ancora più grave, inoltre, data la plasticità del cervello in questa fascia d’età, la violenza fatta ai bambini; uno studio dell’University of East Anglia, nel Regno Unito, evidenzia infatti le terribili ed irreversibili conseguenze, sia in termini organici ed anatomici, che in quelli più specificamente psicologici, che il cervello del fanciullo subisce dalla violenza diretta, ma anche dallo stato di tensione che vive quotidianamente tra le mura di casa. Studi di neuroimmagine dimostrano infatti che adolescenti in età compresa tra i 17 e i 19 anni che avevano subito in famiglia violenze a partire dalla nascita fino all’undicesimo anno di vita, avevano sviluppato in seguito un cervelletto più piccolo rispetto agli standard, cervelletto, com’è noto, che svolge per il sistema nervoso centrale un ruolo fondamentale e vitale, essendo deputato all’apprendimento e al controllo motorio, nelle funzioni del linguaggio, nell’attenzione, e forse anche in alcune funzioni emotive come le risposte alla paura o al piacere. Inoltr è facile intuire che danni anatomici alle strutture nervose centrali, qual è il cervelletto, suggeriscono che il danno rappresenterà un indicatore di rischio concreto, e forse inevitabile, per lo sviluppo di malattie psichiatriche in età adulta, quali la schizofrenia, o gravissime patologie di ordine comportamentale, affettivo e psicologico. Così commenta infatti Nicholas Walsh , docente di psicologia dello sviluppo presso l’Università di East Anglia e coautore dello studio:
”Questi risultati sono importanti perché dimostrano che l’esposizione alle avversità, alla violenza durante gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza rappresentano il maggior fattore di rischio per lo sviluppo di malattie psichiatriche in età più tarda. Inoltre, le malattie psichiatriche sono un problema di salute pubblica enorme e la principale causa di disabilità nel mondo”.
Una ricerca questa volta dell’University College di Londra dimostra ancora che i bambini che hanno subito violenze in famiglia, che sono cresciuti come ‘soldati’ tra le mura di casa, hanno sviluppato rispetto ai loro coetanei deficit delle funzioni decisionali, questo perchè l’organo principale della struttura encefalica preposto al controllo e all’intelligenza emotiva, qual è l’Amidgala, ha subito, con le violenze e un ambiente fin troppo teso, alterazioni della propria funzionalità. Riprendendo infatti lo studio dell’ ONVD ci si accorge che le motivazioni che sono alla base di un comportamento aggressivo, molto spesso sono proprio quelle che ricadono nella casistica dei ‘futili motivi‘ o del ‘capriccio‘; le statistiche dimostrano infatti che un caso di violenza su tre scaturisce dalla rottura del rapporto affettivo di coppia, elemento trasversale che prescinde da una qualsiasi etnia, cultura, religione o costume, e che scatena il più delle volte, come avremo già sentito dalla cronaca in diverse occasioni, un ventaglio di conseguenze come la gelosia, la violenza sui figli, nuovi problemi economici,ec. Fra i fattori individuali spicca invece l’abuso di alcol o delle sostanze stupefacenti, che costituiscono da sole il 9,3% delle cause totali per le aggressioni al prossimo, molto spesso, inoltre, già associati a problematiche di sofferenza psichica come la depressione. Lo studio ONVD rivela infatti che oggi quasi il 52 % dei casi di violenza avvengono all’interno della coppia, il 19% ha luogo fra ex coniugi o ex fidanzati, mentre il 17,3%, anch’esso in crescita, è di tipo verticale perché coinvolge la relazione tra genitore e figlio.
Il fenomeno della violenza in famiglia resta tuttavia ancora in parte un fenomeno sommerso, anche se dei casi considerati dall’indagine oltre il 60% delle vittime ha sporto querela/denuncia, oppure i sanitari hanno inoltrato referto all’autorità giudiziaria.
http://medicalxpress.com/news/2014-02-family-problems-experienced-childhood-adolescence.html