Il governo Renzi ottiene la fiducia al Senato con 169 voti favorevoli, 139 quelli contrari.
“Siamo qui in punta di piedi – ha detto Renzi al suo esordio a Montecitorio- ben consci dell’importanza del luogo in cui ci troviamo. Siamo qui con il nostro stupore. Io non ho l’età per essere al Senato, ma siamo qui per chiedervi la fiducia per fare uscire l’Italia dalla condizione arrugginita in cui si trova. Vogliamo provare ad andare controcorrente. Noi chiediamo fiducia perché pensiamo che l’Italia ha una necessità urgente per recuperare la fiducia e uscire dalla crisi”. Poi, con riferimento alle riforme istituzionali che prevedono l’abolizione del Senato, ha aggiunto: “Vorrei essere l’ultimo presidente del Consiglio che si trova su questi banchi a chiedere la fiducia” . “Arrivare al 2018 – ha poi aggiunto – ha un senso solo se avvertiamo l’urgenza di un cambiamento radicale”.
«Questo è un governo politico – ha poi rivendicato Renzi – e lo dimostra la presenza al suo interno di tre segretari di partiti politici. Avrei preferito arrivare qui con un mandato elettorale, ma non ce n’erano le condizioni». In ogni caso, aveva evidenziato poco prima in risposta ai mugugni del M5S «noi non abbiamo paura di andare ad elezioni, anzi: nelle ultime tornate regionali noi ci siamo sempre stati, anche quando era difficile e quando i sondaggi erano negativi. E le abbiamo sempre vinte» . Poi un’ulteriore stoccata ai pentastellati: «So che è difficile stare in un partito il cui leader dice di non essere democratico». E, ancora, rivolto ai senatori del Pd: «Vogliamo loro bene anche se loro non ne vogliono a noi».
Poi Renzi si concentra sulle vere priorità per il paese, tre per la precisione :”lo sblocco to-ta-le (lo scandisce proprio così, ndr) dei debiti della pubblica amministrazione attraverso un diverso utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti; la “costituzione di un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito” e la “riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale con misure serie e irreversibili che dia risultati già in questi primi mesi del 2014″.
Il tasto su cui batte Renzi è l’economia: “Chi è entrato in una fabbrica o ha incontrato lavoratori, sa bene che quelli sulla disoccupazione non sono solo “numerini”, ma indici di una situazione «impietosa e devastante che richiede un cambio radicale della politiche economiche e provvedimenti concreti che con Padoan abbiamo discusso e approfondiremo nelle prossime settimane”.
L’ex sindaco di Firenze ha poi posto al centro del dibattito anche la riforma della giustizia, in tutti i settori: civile, penale, amministrativa. “Chi ubriaco e drogato si mette alla guida e uccide ha in tribunale una sanzione equivalente a quello di un furto minore”.”Vi rendete conto? Questa è la vita reale. Sentiamo la necessità di fare della giustizia un asset reale per il paese”.
Renzi parla di una angoscia nel rapporto tra politica e cittadini che porta alla sensazione di una Italia visto come un paese finito che ha giocato le tutte le sue carte. «Noi abbiamo deciso di cambiare». «Chiedere la fiducia oggi è un gesto» che significa «provare ad andare concorrente: si fa fatica. Chiediamo fiducia a questo Senato perché pensiamo che l’Italia abbia la necessità di recuperare fiducia per uscire dalla crisi, è arrugginita, impantanata da una burocrazia asfissiante», afferma Renzi. «L’idea che le norme succedute negli anni non hanno prodotto il risultato auspicato è sotto occhi di tutti. O si ha il coraggio di scelte radicali» o «perderemo il rapporto con chi da casa continua a pensare alla politica». L’Italia è «curiosa e brillante, è un’Italia che si vuole bene e che ci tiene a presentarsi bene«, continua il premier. «È un Paese che non ci segue perché è avanti a noi: siamo noi che dobbiamo inseguire» e faremo «di tutto per raggiungerlo con un pacchetto di riforme».
Il premier ribadisce l’importanza delle riforme: sulla legge elettorale e le riforme costituzionali si è raggiunto «un accordo che va oltre la maggioranza di governo». Quell’accordo «lo rispetteremo nei tempi e nelle modalità prestabilite». Approvare l’Italicum è dunque una priorità: «Con quale credibilità possiamo dire che è urgente intervenire sulla legge elettorale e poi perdere l’occasione del contingentamento dei tempi»? Ma stante la legge elettorale uscita dalla sentenza della Corte si sarebbe andati ancora verso un governo delle larghe intese, non sarebbe stato possibile per alcuno avere la maggioranza nei due rami del Parlamento. Noi abbiamo proposto che le regole del gioco siano scritte da tutti, farlo insieme è il valore fondamentale e costitutivo del rispetto delle istituzioni. E proveremo a farlo».
L’ex sindaco di Firenze non si esime dal toccare il tema dell’Europa: “Dalla subalternità culturale per cui troppo spesso si è considerata l’Europa come la nostra matrigna, possiamo liberarci soltanto noi. Non possiamo immaginare che qualcun altro risolva i nostri problemi».
Infine una battuta anche sui diritti civili: bisogna “trovare un compromesso sui diritti civili, chi dice che l’identità è il contrario dell’integrazione fa a pugni con la realtà”. “Dopo il compimento di un ciclo scolastico un bambino deve poter diventare italiano”.
La replica di Renzi al Senato – “La replica migliore sarà trasformare questi vostri suggerimenti, su cui rifletteremo, verificheremo e discuteremo. E cercheremo di dare una risposta concreta. La maggioranza degli interventi sono stati puntuali, sia dalle forze politiche che sosterranno il governo e parzialmente delle opposizioni, interventi da cui trarremo elementi spero significativi” ha detto Renzi durante la replica al Senato. Il premier ha poi rammentato “le parole del presidente della Repubblica che chiedevano ai partiti di farsi carico del processo di riforme”, un processo “che è partito e si è bloccato”. “Pensate – ha chiesto il premier – che sia rispettoso citare il presidente della Repubblica con parole formali e cerimoniose? L’unico modo di rispettare la stradordinaria figura di Giorgio Napolitano è realizzare il processo di riforme che è una priorità per l’intero sistema paese”.
Pd: sì alla fiducia per il cambiamento – Luigi Zanda (Pd), rivolgendosi a Renzi: “Si troverà ad operare in condizione molto dure. I senatori del Pd le voteranno la fiducia e sosterranno il governo nell’onda del cambiamento”
FI: no alla fiducia, ma sulle riforme ci saremo – Paolo Romani (Forza Italia): Questo è un governo “non votato dai cittadini” e “non possiamo darle la nostra fiducia”, ma “su un percorso condiviso di riforme per il paese noi ci siamo”. E chiude con una battuta sull’auspicio di Renzi che questa sia l’ultima fiducia votata dal Senato: “Ave Matteo, morituri te salutant”
M5S: mozioni di sfiducia per i ministri Guidi e Poletti – Santangelo annuncia mozioni di sfiducia nei confronti dei ministri Guidi (Sviluppo economico) e Poletti (Lavoro): “Hanno degli enormi conflitti di interesse. Il ministro allo Sviluppo economico, possiede infatti delle aziende che hanno degli appalti pubblici. Il ministro del Lavoro Poletti, invece, è stato capo delle cooperative rosse”. e mozioni di sfiducia saranno presentate mercoledì prossimo
M5S: “Renzi Vanna Marchi della politica” – Vincenzo Santangelo (M5S): “Questo governo nasce sul tradimento di Ncd, e sulla menzogna del premier Matteo Renzi che ha tradito lo spirito delle primarie, perché ha riabilitato un cittadino condannato per evasione fiscale”. “Baro, bugiardo e Vanna Marchi della politica” alcune delle definizioni date a Renzo da Santangelo, prima di essere richiamato dal presidente Pietro Grasso. Napolitano, che ha orchestrato secondo Santangelo la caduta di Letta, viene definito “supremo garante dei poteri oscuri”, mentre il Parlamento è “ridotto ad un votificio dei provvedimenti di governo”
Ncd: sì con convinzione – Maurizio Sacconi (Nuovo centro destra): “I senatori e le senatrici Ncd voteranno con convinzione la fiducia al governo perché non ritengono esaurite le emergenze della nazione”
Lega: no alla fiducia – Massimo Bitonci (Lega): “Voteremo no alla fiducia al suo governo. Il programma vero non l’abbiamo sentito né noi né i cittadini. Abbiamo sentito solo dei titoli”
Sel: no alla fiducia – Loredana De Petris (Sel): “Voteremo contro questo governo. Non possiamo nascondere il nostro pessimismo, speriamo di sbagliare e di essere smentiti dai provvedimenti che il governo adotterà”
Davico (Gal) voterà la fiducia – Michelino Davico (Gal): “Quello a cui assistiamo oggi è un avvicendamento di persone, non di politica. Per questo, come diedi la fiducia a Letta la darò anche a Renzi per poi valutare i singoli provvedimenti e decidere, di volta in volta, come votare”
Per le autonomie: cambiale in bianco, ma sì a fiducia – Karl Zeller (Per le autonomie): “Oggi lei ci chiede di fatto una sorta di cambiale in bianco. Riconosciamo i suoi buoni propositi e non le vogliamo certamente negare il nostro appoggio”
Per l’Italia: sì alla fiducia senza condizioni – Lucio Romano (Per l’Italia): “Diamo la fiducia senza condizioni a lei, al suo governo e a chi colaborerà perché l’Italia merita fiducia. Saremo alleati leali e quindi critici. Auguri presidente, auguri al suo governo e auguri all’Iitalia”
Scelta civica: sì alla fiducia, no a maggioranze variabili – Giancarlo Susta, capogruppo Scelta civica: sì alla fiducia sulla scorta di “un’intransigente volontà riformatrice” nell’ambito di una “trasparente solidarietà dell’unica maggioranza politica che deve reggere le sorti di questo governo”. Susta ha avvertito che “la maggioranza non deve essere altro che una: non si ricorra alle furbizie delle maggioranze variabili” che rappresenterebbe un ritorno al passato, in contraddizione con lo “stile” nuovo che il premier vuole incarnare
Gal: “E’ di sinistra, le neghiamo la fiducia” – La dichiarazione di voto di Mario Ferrara (Gal): “Questo èun governo politico e di sinistra, noi non lo siamo. Non le neghiamo la nostra fiducia personale, le neghiamo la nostra fiducia politica”