Quando il network è davvero “social”. La versione meneghina (e quella romana)

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Quando il network è davvero “social”. La versione meneghina (e quella romana)

 

In questi giorni a Milano fa molto freddo.

Come tutti gli anni, quando le temperature scendono, i cosiddetti “senzatetto”, persone che vivono abitualmente per strada, conquistano (si fa per dire) gli onori della cronaca. I giornali ne parlano.

Una sorta di formalità dovuta. Quasi fosse disdicevole far proprio finta di niente.

[ad]Quest’anno però sembra succedere qualcosa di diverso.

La questione dei senzatetto e delle loro condizioni di vita estreme oltrepassa i titoli dei giornali.

E arriva sui social network.

Con effetti imprevisti e a tratti straordinari.

L’altra sera è stata postata su Facebook una foto con alcuni senzatetto ospitati nel mezzanino della metropolitana, aperto appositamente in questi giorni per offrire una sistemazione protetta.

Bene, nel giro di un paio d’ore la foto era stata condivisa da più di 300 persone (diventate più di 1.000 nella giornata successiva).

Contemporaneamente, attraverso il profilo pubblico dell’Assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino e del Sindaco Giuliano Pisapia (presente e attivo anche su Twitter), si è creato un flusso continuo di informazioni utili, notizie, e sono passati anche gli stati d’animo di chi si sta impegnando per gestire al meglio un problema non facile e mai seriamente affrontato negli ultimi vent’anni dalle amministrazioni precedenti.

La community digitale che ruota intorno a Facebook e Twitter ha iniziato a trasformarsi (anche) in una comunità reale.

Non è certo la prima volta che i social network in Italia sono volano di mobilitazione, anzi.

Durante la “primavera milanese”, ad esempio, hanno svolto un ruolo importantissimo e hanno rappresentato uno degli strumenti più efficaci della campagna elettorale (nel bene e nel male: l’ex Sindaco Moratti ha pagato un prezzo salato per una gestione approssimativa e maldestra del suo profilo pubblico).

Ma in questi giorni di neve e di freddo, sta accadendo (forse) qualcosa di più.

Davanti a disagi profondi (di cui ci sentiamo tutti un po’ responsabili e anche molto impotenti), la solidarietà “virtuale” – facile da praticare attraverso un “mi piace”, un tweet o un commento appropriato – si sta tramutando in solidarietà “reale” (meno facile da praticare perché comporta uno sforzo più impegnativo: agire concretamente, mettersi in gioco in prima persona).

E’ quello che sta succedendo a Milano: le persone escono di casa e rispondono ai numerosi appelli lanciati da Sindaco e Assessore per “dare una mano”.
Fuori dalla rete, dentro la città.

Non sappiamo quanti e quali risultati concreti verranno da questa esperienza. Magari scarsi o magari molto soddisfacenti.

Sicuramente si evidenzia il potenziale (ancora) enorme e (ancora) non “capitalizzato” (nell’accezione più positiva del termine) dei social media.

Strumenti potenti per consolidare, promuovere, “indirizzare” relazioni, energie, sentimenti.

E trasformarli in azione positiva e attiva nella comunità reale (nello specifico la città).

Nel frattempo a Roma il sindaco Gianni Alemanno (o chi per lui) si attivava per alimentare (malamente) attraverso twitter, una sorta di campagna denigratoria nei confronti del presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti (suo possibile competitor nelle elezioni per il Sindaco del 2013), sulla gestione buona o cattiva della nevicata romana.

Tentativo fallito. E pessima figura del Sindaco che ha trascurato l’aspetto di “pubblica utilità” che la sua comunicazione, in quanto primo cittadino, dovrebbe/potrebbe avere.

Ma emblematico di come sia necessario conoscere gli strumenti che si utilizzano. E saperli usare con intelligenza, per non rischiare l’autogoal.

Sempre comunque consapevoli che alla fine il contenuto che si veicola, attraverso qualsiasi mezzo, rimane l’elemento centrale della comunicazione e qualifica, nel bene o nel male, chi lo trasmette.