Ex Ilva: ritorna lo Stato
Ilva è un tema che da lunghi anni è oggetto di discussione del dibattito politico. Nella storia di Ilva vi sono state due privatizzazioni: la prima fu quella dei Riva, terminata per via di inchieste giudiziarie, la successiva risale al 2018, che vede protagonista Arcelor Mittal, interrotta per i risultati economici e per il fatto che il Governo in carica fece saltare lo scudo penale, che esentava da responsabilità penale o amministrativa i soggetti gestori dello stabilimento.
È stato firmato l’accordo di co-investimento tra Arcelor Mittal SA, Arcelor Mittal Italy e Invitalia per l’ex-ILVA. Lo Stato, già proprietario dello stabilimento fino al 1995, torna a gestire tramite Invitalia il più grande polo siderurgico d’Europa. L’accordo prevede la ricapitalizzazione di AM InvestCo, controllata da Arcelor Mittal. Si investirà in due tempi diversi. Il primo investimento, corrispondente all’aumento di capitale di AMInvestCo di 400 milioni di euro da parte di Invitalia, sarà effettuato all’inizio del 2021 e vede il capitale diviso in egual misura tra il socio pubblico e il socio privato; in un secondo momento – tra maggio e giugno 2022 – la partecipazione di Invitalia raggiungerà il 60%, mentre AM investirà fino a 70 milioni di euro, importo che permetterà loro di detenere la restante quota di partecipazione. Si dovrà, tuttavia, attendere il parere dell’Antitrust europeo, che si pronuncerà nelle prossime settimane.
L’obiettivo, oltre che mantenere gli attuali livelli occupazionali, è quello di riuscire a produrre 8 tonnellate di acciaio nel 2025 con processi meno inquinanti, procedendo quindi con l’elaborazione di un piano per la decarbonizzazione attraverso la realizzazione di un forno elettrico e il ricorso a tecnologie avanzate – il preridotto – che peraltro prevede la costituzione di una società ad hoc. Parte dei fondi del Next Generation EU dovrebbe essere destinata alla transizione energetica, anche se proprio sul piano industriale e ambientale dell’ex Ilva rimangono irrisolte alcune questioni, tra cui quella dell’area a caldo, su cui gli amministratori locali non hanno tardato a pronunciarsi.