Messico, arrestato il “super-boss” del narcotraffico
Un altro duro colpo alle organizzazioni legate al traffico di stupefacenti in Messico: il capo del Cartello di Sinaloa Joaquín Guzmán, conosciuto anche come “el Chapo”, è stato arrestato a seguito di un blitz delle forze speciali della Marina Militare del Messico a Mazatlán. L’operazione è stata realizzata dalle forze dell’ordine messicane in collaborazione con l’intelligence statunitense: infatti, “el Chapo” era nella lista dei principali ricercati della Drug Enforcement Administration (DEA), ovvero l’agenzia federale antidroga del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti. Proprio il governo di Washington potrebbe chiedere la sua estradizione poiché è accusato di numerosi crimini anche negli Stati Uniti, ma al momento non è ancora stato deciso come procedere a tal riguardo.
Le forze di sicurezza del Messico e la CIA sono state sulle tracce del capo del Cartello di Sinaloa per molti anni, fin dal 2001, quando scappò dal carcere nascondendosi all’interno di un furgone che trasportava biancheria sporca. Secondo la rivista economica “Forbes”, in più di 10 anni di latitanza il patrimonio di Guzmán sarebbe cresciuto oltre il miliardo di dollari. Durante la sua guida, il Cartello di Sinaloa è cresciuto tanto da essere considerato dall’U.S. Intelligence Community l’organizzazione più forte al mondo nel traffico di droga. Si tratta di un’organizzazione molto potente e talmente articolata all’estero da raggiungere l’Europa, l’America del Nord e l’Asia.
In particolare, i rapporti con l’Asia hanno confermato che “el Chapo” mantenesse stretti vincoli di “business” con due triadi presenti a Hong Kong, Taiwan e Cina, oltre ai vari contatti in Russia e nelle altre nazioni latinoamericane. Inoltre, è stata registrata di recente intensificazione di tentativi volti a stringere i rapporti con i gruppi di narcos europei, e in particolare quelli italiani: infatti, di recente erano stati stretti già vari accordi fra i narcos messicani e la ‘ndrangheta.