Termometro Finanziario: continua la fiducia dei mercati
Ottava nel segno della fiducia sui mercati finanziari grazie alle (almeno in apparenza) ottime notizie sui fondamentali delle principali economie mondiali. Piazza Affari segna un rialzo di oltre il 3%, mentre lo spread fra i titoli decennali italiani e tedeschi chiude la settimana sui minimi degli ultimi due mesi a 377 punti: l’ottimismo appare tuttavia ancora più evidente analizzando il rendimento del BTP a dieci anni, che ha chiuso a quota 5,7%, il livello più basso dall’ottobre del 2011, prima della fiammata che provocò le dimissioni di Silvio Berlusconi.
[ad]Non bisogna però cantare vittoria, poiché le notizie che hanno riportato un po’ di serenità sui mercati hanno il loro rovescio. L’accordo europeo del 30 gennaio ha segnato l’inizio della marcia verso il fiscal compact, ovvero una serie di misure che dovrebbe obbligare gli Stati dell’Unione Europea ad evitare il lassismo sui bilanci e permettere l’armonizzazione dei debiti pubblici, primo passo verso l’unificazione del debito europeo, cosa richiesta da molti analisti ricordando il caso degli Stati Uniti, la cui moneta fu creata solo dopo l’assunzione del debito pubblico dei singoli Stati da parte del governo centrale, e non prima come nella UE. Il rischio, però, è che l’accordo venga sistematicamente ignorato come già avvenuto per i Trattati di Maastricht nel corso degli anni Zero.
Altra speranza è che l’accordo sul fiscal compact possa convincere la Germania ad aumentare la dotazione dell’ESM, ovvero il meccanismo che dovrebbe permettere il salvataggio di Stati come Portogallo e soprattutto Grecia, che, stando alle ultime notizie, si avvia a rifiutare i piani di austerity che le vengono richiesti per ottenere gli aiuti internazionali ed evitare la bancarotta.
Fra i dati macro che hanno euforizzato i mercati spiccano i sondaggi dei direttori degli acquisti (PMI), di cui abbiamo detto la settimana passata, e che hanno mostrato la possibilità che l’attività economica possa riprendersi nel prossimo futuro (o almeno la recessione dovrebbe essere meno profonda del previsto). L’attività economica potrebbe migliorare anche in Italia, specie se uno dei principali mercati di sbocco, gli Stati Uniti, dovessero continuare a risollevarsi: senza sprofondare nell’ottimismo, i dati sulla disoccupazione rilasciati venerdì danno speranza a una ripresa dei consumi. Il tasso di disoccupazione, infatti, è sceso all’8,3% dall’8,5% di dicembre, sui minimi da tre anni.
Poche, fra quelle che è possibile prevedere, le notizie che potrebbero muovere i mercati la prossima settimana. La Bank of England dovrebbe fornire altra liquidità per 50 miliardi di sterline ai mercati in funzione di stimolo dell’attività economica, anche se i buoni dati PMI della scorsa settimana potrebbero indurre la banca centrale ad essere maggiormente cauta. Giovedì la Banca Centrale Europea annuncerà le proprie decisioni in materia di tassi di interesse, che non dovrebbero cambiare dall’1% attuale.
Sempre giovedì usciranno i dati settimanali sui nuovi sussidi richiesti dai disoccupati: gli analisti si attendono un leggero rialzo delle domande (370 mila). Venerdì, infine, conosceremo la stima finale dell’indice dei prezzi al consumo in Germania, misura dell’inflazione, argomento assai sensibile fra la popolazione tedesca e quindi sulla classe politica, mentre sempre venerdì l’Italia rilascerà i dati sulla produzione industriale nel mese di dicembre: c’è speranza di miglioramento, ma la fiducia delle imprese, secondo le rilevazioni ISTAT, segnalano che essa è ai minimi dal 2009, mentre il medesimo dato per il commercio addirittura al più basso livello dal 2003.