È Sauli Niinistö il dodicesimo presidente della Repubblica finlandese. Al secondo turno, il candidato del Partito di Coalizione Nazionale ha sconfitto l’avversario della Lega Verde, Pekka Haavisto, con il largo margine che era stato anticipato: 62,6% per Niinistö contro il 37,4% di Haavisto. Tradotto in persone, hanno votato per il neopresidente un milione e ottocentomila finlandesi; un milione e centomila quelli che hanno preferito Haavisto. Bassa l’affluenza: si è recato alle urne solo 68% degli aventi diritto. Non erano così pochi dal 1950. Il primo marzo, Niinistö prenderà ufficialmente il posto dell’attuale presidente Tarja Halonen.
[ad]Per Niinistö si completa una rincorsa alla presidenza della Repubblica finlandese cominciata anni fa. Già nel 2000 il suo partito gli aveva chiesto di correre: inutilmente. Si candida invece alle presidenziali del 2006, sfidando la socialdemocratica Tarja Halonen. Al primo turno, il candidato del Partito di Coalizione Nazionale si era fermato al 24%, la laburista al 46%. Alla fine, però, il ballottaggio li aveva messi molto vicini: meno di 115.000 voti di differenza in favore della presidente rieletta. Stavolta la storia è stata molto diversa. Niinistö è stato protagonista di una cavalcata trionfale, ha dominato la campagna elettorale, è sempre stato in testa: ha sbaragliato la concorrenza prendendosi già al primo turno il 37% dei consensi. E al ballottaggio ha raccolto un mare di preferenze, quelle che i sondaggi del resto gli avevano sempre attribuito. Anche prima del voto di domenica scorsa, Niinistö era accreditato del 64% dei voti. Ci è andato vicinissimo, mancando il bersaglio per meno di un punto e mezzo.
Con questo risultato finisce un’epoca durata trent’anni nel corso dei quali la presidenza della repubblica era stata esclusivamente un fatto socialdemocratico. Koivisto, Ahtisaari, Halonen: dalla riforma del 1988 (quando la scelta del presidente era stata affidata ai cittadini) a spuntarla era sempre stato un laburista. Stavolta il Partito Socialdemocratico manca clamorosamente l’appuntamento: il suo candidato, Paavo Lipponen, s’era fermato già al primo turno, con un 6,7% che lo aveva relegato dietro ai vari Niinistö, Haavisto, Väyrynen, Soini.
Niinistö arricchisce una carriera già piena di incarichi di prestigio. Leader del Partito di Coalizione Nazionale dal 1994 al 2001, Ministro della Giustizia nel 1995 e poi Ministro delle Finanze tra il 1996 e il 2003 (gli anni in cuila Finlandiaè approdata nella zona euro), speaker del Parlamento dal 2007 al 2011, dove era entrato da deputato per la prima volta vent’anni prima. È Presidente Onorario del Partito Popolare Europeo.
È considerato indipendente, ma ha anche popolarità. Esperto di cose economiche, gli vengono riconosciute doti di raffinato politico. Sauli Niinistö ha pescato voti ovunque. Lo hanno scelto la maggior parte di quelli che al primo turno avevano votato per Timo Soini (Veri Finlandesi) e per Paavo Väyrynen (Partito di Centro), ma pure gli elettori del Partito Popolare Svedese e della Democrazia Cristiana. E così hanno fatto anche tanti socialdemocratici. Il candidato della Lega Verde ha raccolto invece consensi tra gli elettori dell’Alleanza di Sinistra e tra i giovani, mentre Niinistö è piaciuto soprattutto agli over 50. Il neopresidente è stato il più votato in tutte le municipalità del paese. Solo nelle isole Åland Haavisto lo ha superato. A Helsinki, invece, c’è stato un sostanziale pareggio.
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[ad]Più critico di Haavisto nei confronti della politica economica comunitaria, Niinistö ha saputo passare (soprattutto all’estero) come un filo-europeo anche se non ha lesinato nel corso della campagna elettorale forti critiche alla gestione della crisi da parte di Bruxelles. La sua elezione consentirà al governo multicolore di Helsinki – guidato dal leader del Partito di Coalizione Nazionale, Jyrki Katainen – di parlare con una sola voce in politica estera.
Pekka Haavisto ha perso ma esce lo stesso da questa competizione elettorale come vincente. Gay dichiarato (e forse il suo orientamento sessuale ha pesato più di quanto si era pensato), ha avuto il merito di escludere dal ballottaggio di domenica scorsa le forze più populiste del paese.La Lega Verdeda qui può ripartire. Per il Partito di Coalizione Nazionale, invece, si tratta di una vittoria indiscutibile: oggi in Finlandia il primo ministro e il presidente della Repubblica vengono dalla stessa formazione politica.