Uno dei maggiori problemi nell’interpretazione dei sondaggi elettorali è l’illusione ottica che essi danno se non si considera una percentuale che mai appare chiaramente in essi, se non in fondo ai report e in piccolo, cioè l’astensione.
La settimana scorsa se si considerano sia astensionisti che indecisi la percentuale dei votanti sicuri, cioè di coloro che affermano che sicuramente andranno alle urne in caso di voto, ha toccato il minimo da luglio 2013, poco più del 56% e il trend è chiaramente in discesa.
In termini di voti assoluti questo significa che il PD , che in media perde l’1,5% nelle medie sondaggi, perde 1.2 milioni di elettori piombando parecchio al disotto dei voti conquistati a febbraio 2012. E questo nonostante la dinamica del partito fosse parecchio positiva dal dopo primarie fino a inizio di febbraio quando, a conferma di un investimento di fiducia nella nuova leadership di Matteo Renzi, il PD aveva sulla carta più voti, oltre 9 milioni, che a Febbraio 2012. Dato questo particolarmente significativo perché raggiunto in corrispondenza di un massimo relativo nella percentuale di voti assoluti. In pratica la figura di Matteo Renzi aveva riavvicinato elettori democratici tiepidi e indecisi.
Tuttavia non è che gli altri 2 partiti, FI e M5S, se la passino meglio. Sebbene infatti a livello percentuale essi appaiano in crescita, sopratutto il MoVimento di Beppe Grillo, tuttavia in termini di voti assoluti il loro andamento si può considerare costante da fine estate a oggi. Entrambi infatti si aggirano intorno alla soglia dei 6 milioni di voti sicuri ben al disotto del bottino conquistato a Febbraio. Ma mentre per Forza Italia la perdita in media di 1.5 milioni di voti può essere imputata alla scissione di NCD, più difficile pare conciliare la perdita secca di quasi 3 milioni di voti da parte del Movimento 5 Stelle con la narrazione mediatica di un MoVimento in continua espansione.
In sostanza in questi mesi un numero consistente di elettori si è riavvicinato alla politica grazie alla leadership di Renzi per poi rifugiarsi nuovamente nell’astensione probabilmente a causa di una offerta politica giudicata, nonostante tutto, insoddisfacente sia nella persona di Renzi che negli altri protagonisti della politica nostrana.
Mancano pochi mesi alle elezioni europee e dando un occhio alle passate due tornate elettorali possiamo supporre che l’affluenza alle urne si porrà tra il 60% ei l 65%, molto probabilmente piu’ vicino alla prima cifra che alla seconda. In pratica si parla di un 8/10% di elettori – pari a circa 4 milioni di voti- in più rispetto agli attuali votanti sicuri. Un mercato fluido che qualora conquistato terremoterebbe gli attuali rapporti di forza tra i maggiori partiti italiani.
Eugenio Angelillo