Internet: per contrastare il fenomeno su scala mondiale della pirateria digitale, è stata messa a punto dai ricercatori dell’Università della California una nuova tecnica crittografica che renderà la contraffazione dei programmi informatici praticamente impossibile.
Chissà in quanti avranno tra le applicazioni del proprio computer programmi informatici per scaricare gratuitamente da Internet e con un semplice click file audio o file video, e perchè no, interi videogames, per poi gustarli con tranquillità in un pomeriggio di relax. Tutti hanno infatti programmi informatici ormai famosissimi e d’uso comune, non solo poi tra le generazioni più giovani, come Emule, Itunes, Utorrent, VLC media player, programmi ormai arcinoti che solitamente svolgono una parte importante nella quotidianità di ognuno, non fosse che attraverso il loro uso è possibile gustarsi un prodotto culturale sia questo musica, un film o videogames, e sopratutto ‘a sbafo’. Ebbene tutto ciò presto potrebbe finire in soffitta, e dei ‘mega archivi’ di file audio e video scaricati gratuitamente rimarrà solo un pallido rimpianto.
Sì, perchè per contrastare l’espansione della pirateria digitale online su scala mondiale, fenomeno che sta gradualmente ed inesorabilmente corrodendo i fatturati della grandi case discografiche e cinematografiche, tanto da rappresentare un male ‘ontologico’ ben più dannoso e pericoloso della stessa condizione di crisi economica mondiale, si può ben dire che le grandi proprietà non siano rimaste affatto a guardare. E’ di qualche tempo fa la notizia, pubblicata in Italia dalla rivista scientifica Focus, che ricerche e studi dell’Università della California hanno creato un protocollo di cifratura di nuova generazione che potrebbe, di fatto, rendere impossibile la contraffazione dei contenuti digitali. L’ideatore di questo nuovo codice crittografico è il dottor Amit Sahai, docente di scienze informatiche per l’Università americana, che a ben vedere ha realizzato quello che per i grandi proprietari di case discografiche e cinematografiche, e da un punto di vista teoretico, per matematici ed ingegneri, è stato letteralmente un sogno fin qui non ancora realizzato, rendere impossibile attraverso l’utilizzo di uno speciale algoritmo ogni criptazione di un software. Tutti i sistemi di anti-pirateria ed anti-contraffazione utilizzati non sono infatti propriamente sicuri, perchè, come spiegano gli ingegneri e tecnici informatici, la pirateria si basa sul cd. principio di offuscamento, ossia una procedura algoritmica e matematica che modifica e rimescola i dati del cd.‘codice sorgente‘, ovvero il testo algoritmico di un qualsiasi programma informatico scritto in origine con un linguaggio di programmazione da parte del programmatore. Sappiamo che le tecniche utilizzate dalla pirateria online, al motto di ‘ad ogni programma il suo crack‘, riescono facilmente a scavalcare, o meglio a crackare, applicazioni di protezione crittografica forzandole o eludendole, questo perchè un crack non e’ altro che un programma che annulla le restrizioni di un software coperto dal copyright. Il cracker, ovvero chi genera questo programma, studia infatti il codice sorgente del software da crackare, individuandone per così dire i punti deboli. A questo punto il cracker crea un crack e lo diffonderà nella grande rete affinchè tutti gli utenti ne possano giovare. Un software cosi’ crackato ha infatti le stesse funzioni di un software acquistato.
La grande novità apportata al sistema di protezione digitale con le ricerche di Amit Sahai, è quella di aver reso l’offuscamento ‘indistinguibile‘: in pratica la tecnica utilizzata dal docente dell’Università californiana permette ad ogni riga di un dato software originale di trasformarsi in una specie di grande ‘puzzle‘ composto da migliaia di righe diverse, ciascuna contenente un mix tra parti originali ed altre aggiunte al solo scopo di creare confusione per chi lo legge; come a dire, alla pirateria si può rispondere in modo ‘piratesco’. In pratica, grazie alla tecnica messa a punto da Sahai, quando un programma non è utilizzato per la sua funzione originale e per il quale è prodotto, come ad esempio copiarlo o disassemblarlo, le parti aggiunte artificiosamente e ‘furbescamente’ dal programmatore restano saldamente al loro posto, rendendo al cracker la lettura dei dati sostanzialmente impossibile ed inutile; il programma infatti risulterà ai suoi occhi un vero ‘gigante’, pesantissimo e impossibile da maneggiare. Et voilà. Calma comunque; la grande rivoluzione crittografica che renderà impossibile scaricare un file non è ancora realtà, ma è ancora in via sperimentale, e passerà qualche anno prima del suo lancio definitivo. Una volta tuttavia che questa nuova tecnica di protezione digitale entrerà definitivamente in uso, allora sì, ogni file e programma potrà dirsi sicuro, e il suo utilizzo spazierà su dati di ogni tipo, sia pubblici che privati, dalla firma digitale ai codici del conto corrente, dalle password della posta elettronica ad un qualsiasi file audio o video. E una volta criptate, saranno così tanto sicure da poter essere lanciate in rete senza paura di furti o duplicazioni, come troppo spesso ancora avviene. Di certo dell’innovazione a giovarsene non sarà solo il mercato discografico o cinematografico, o comunque quello legale, ma, ahimè, il suo utilizzo deve essere interpretato anche nel suo opposto, nell’inevitabile contraddizione’ che è delle e nelle cose; cosa fare infatti se un simile ‘potere’ cadesse nelle mani sbagliate, come ad esempio in quelle di terroristi, liberi in tal modo di scambiarsi informazioni senza che nessuno possa scoprirle? Ovviamente, come il caso DataGate insegna, a giovarsene saranno anche i servizi segreti e le milezie di tutti gli Stati, rendendo sì le informazioni sicure dallo spionaggio, ma forse a volte fin troppo sicure. Domande che oggi costituiscono una tautologia, non essendo possibile fornire alcuna risposta; rimane il fatto che nella ‘realtà hic et nunc”, la pirateria online costituisce un fardello per l’economia mondiale, e nonostante ‘scaricare a manetta’ rappresenti per l’immaginario collettivo una normalità’, è in realtà un reato, particolarmente grave e perseguito, non a caso, negli USA.
Gli Stati Uniti rappresentano infatti il primo Paese al mondo per reati legati alla pirateria digitale, con 96.681.133 download illegali solo nei primi sei mesi del 2012, dati alla mano. Seconda in questa speciale classifica l’Inghilterra, con 43.263.582 download, che può vantare inoltre di avere tra i propri confini la città che a conti fatti rappresenta la Capitale mondiale della pirateria, Manchester. E secondo le statistiche del servizio di monitoraggio Musicmetric (che ha tracciato il percorso dei file BitTorrent) non poteva mancare sul podio l’Italia: il Bel Paese si piazza infatti al terzo posto tra chi condivide e scarica illegalmente la musica dal web, con più di 33 milioni di album e single scaricati solo nella prima metà del 2012. Chissà lo streaming…
http://www.focus.it/tecnologia/digital-life/il-funerale-della-pirateria-digitale_05022014_1247_C12.aspx
di Marco Caffarello