Nel febbraio 2009 il Partito Democratico sembrava fosse ad un punto dalla scissione, dall’implosione: da una parte la sconfitta elettorale in Sardegna aveva portato il segretario politico, Walter Veltroni, alle dimissioni. Dall’altra le lotte interne su quale casa aderire all’Europarlamento stavano creando frizioni dolorosissime in casa democratica. La storia è nota: il compromesso dei S&D (Alleanza Progressiste dei socialisti e democratici, vicini al Pse ma esterni) fu l’unico modo per salvare il salvabile. Cinque anni dopo, sempre alla vigilia delle elezioni europee è di scena la svolta: il Pd entra nel Pse, ma con alcune – sostanziali – peculiarità.
Per i centristi democratici, al tempo, non andava a genio l’entrata nella casa socialista. E come avrebbe potuto? Prima avversari per quarant’anni, poi compagni di banco? Impossibile. Ma l’aria di oggi al Nazareno sembra molto meno pesante. Al governo, sebbene in una difficile coabitazione con centro destra, e soprattutto senza la presenza dell’area più moderata (Rutelli e Binetti su tutti), tutto questo ha permesso la ‘join venture’ coi socialisti, lasciando immutato lo storico simbolo rosso, pur cambiando la denominazione: da Partito Socialista Europeo si trasformerà in Pse – Socialists & Democrats. Al congresso di Roma dà il benvenuto al Pd il Presidente Pse Sergei Stanishev: “diamo una calorosa accoglienza nella nostra famiglia al Pd. Senza il Pd la nostra famiglia non poteva considerarsi completa. Oggi siamo più forti”.
Tra i volti noti Matteo Renzi, Presidente del Consiglio italiano, la segretaria generale Cgil Susanna Camusso, il premier francese Jean Marc Ayrault, il premier ceco Frank Sobotka ed il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, neo candidato della sinistra europea alla Commissione. Ma la vera e propria ovazione è arrivata per Pier Luigi Bersani, in uno dei primi incontri pubblici dopo l’operazione chirurgica subita qualche settimana fa. I ringraziamenti per l’ex segretario dei democratici è arrivato sia da Matteo Renzi che da tutto il pubblico che gli ha riservato una standing ovation calorosissima. “L’adesione del Partito Democratico al Pse – ha dichiarato l’ex Presidente della regione Emilia-Romagna – è un fatto storico. Un giorno storico per il partito democratico ma anche per il nostro paese”.
“Stop all’Europa dei burocrati” è stato il messaggio lanciato da Matteo Renzi, mentre il candidato PSE alla presidenza della Commissione UE, Martin Schulz, ha elogiato l’ex sindaco di Firenze ed il suo “coraggioso programma di riforme per l’Italia”.
Redazione