Crudo, diretto, efficace: 12 anni schiavo tratta il tema della schiavitù senza mezzi termini, e senza però ridursi a mero reportage: 9 candidature agli Oscar per la nuova pellicola firmata Steve McQueen, e la conquista della statuetta più famosa di Hollywood sembra quasi scontata.
Il tutto è raccontato dalla prospettiva di Solomon Northup, afroamericano benestante che vive nella contea di Saratoga con la sua famiglia. Alle porte della guerra di secessione, la sua vita è al pari di qualsiasi ricco bianco del suo tempo, fino al giorno in cui viene incastrato, rapito e deportato nelle piantagioni del sud dove sarà costretto a vivere da schiavo. Passando da un padrone all’altro, Solomon testerà sulla sua pelle la violenza della frusta, sarà oggetto di sfogo per la rabbia dei latifondisti, e tutto senza poter dimostrare di essere un uomo libero. Unico sollievo per lui, i rapporti che stringe con altri schiavi e il suo immancabile violino, con il quale è costretto ad allietare le vuote serate dei padroni, e che allo stesso tempo gli donano quel poco di sollievo a cui dovrà rinunciare per ben 12 anni.
A parte qualche rara scena più distesa, la storia si sviluppa con un forte timbro drammatico, scavando nelle emozioni non solo del protagonista, ma anche in quelle dei carnefici, creando un innegabile contrasto tra i buoni e i cattivi. Aspetto che colpisce sempre, poi, è che il film è tratto da un’omonima autobiografia di Northup, pubblicata negli Stati Uniti nel 1853. Tutto vero dunque, e il romanzesco è confinato a margine: fa solo da sfondo alle scene di realismo spietato.
Il tema è interessante e magistralmente trattato, le riprese belle e azzeccatissime, l’interprete di Solomon, Chiwetel Ejiofor (lo abbiamo già visto anche in American Gangster) riesce benissimo nella parte. E infatti, dopo essersi già guadagnato il Golden Globe, il nuovo film di McQueen punta su questi ed altri aspetti per assicurarsi l’Oscar: ha ricevuto le nominations per miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista (Michael Fassbender), miglior attrice non protagonista e miglior stella emergente (Lupita Nyong’o), miglior sceneggiatura non originale, miglior fotografia, miglior montaggio, miglior scenografia e migliore colonna sonora.
Il red carpet si avvicina e senza dubbio McQueen e il suo team avranno grande soddisfazioni.
Cecilia Lazzareschi