Domani mattina comincerà la prima importante prova per il governo Renzi: l’aula di Montecitorio, infatti, discuterà della nuova legge elettorale – il famoso Italicum –, per cui la presidente della Camera Laura Boldrini ha fissato ben 26 ore di dibattito. Si tratta di un appuntamento molto importante per l’esecutivo e per il Pd, la cui minoranza non ha nascosto il proprio malcontento.
All’interno del gruppo parlamentare democrat si è già cominciato a discutere di strategie e modifiche dell’Italicum. Sembra sempre più probabile la modifica sostanziale del testo licenziato da Renzi e Berlusconi al Nazareno, attraverso due emendamenti presentati da Giuseppe Lauricella e Alfredo D’Attorre, entrambi deputati del Pd, che in questo modo rischiano di sfaldare l’alleanza Pd-FI per le riforme.
L’emendamento Lauricella – Il parlamentare siciliano ha annunciato stamattina che non ritirerà l’emendamento che prevede l’aggancio dell’Italicum all’approvazione della riforma del Senato. Nelle intenzioni del deputato figlio d’arte – il padre Salvatore è stato presidente dell’Ars – la nuova legge elettorale entrerebbe in vigore soltanto dopo l’abolizione del bicameralismo perfetto, con la conversione del Senato attuale in una Camera alta delle regioni e degli enti locali. L’emendamento Lauricella va nella stessa direzione delle parole di Fabrizio Cicchitto, esponente di punta del Nuovo Centrodestra e compagno di coalizione.
L’emendamento D’Attorre – Ma nel pomeriggio Repubblica conferma un’indiscrezione circolata in Transatlantico nelle prime ore della giornata: il democratico Alfredo D’Attorre ha depositato un ulteriore emendamento all’Italicum. Nel testo si dice che la nuova legge elettorale interesserà soltanto la Camera e non il Senato. Non si spiega, però, quale sistema sarà valido per Palazzo Madama. Si è parlato del proporzionale, cercando così di fare seguito alle richieste di modifica arrivate dalla Consulta nel dicembre scorso. Per D’Attorre non c’è contrasto tra il suo emendamento e quello del collega Lauricella: “Non è un problema, la sua modifica verrebbe votata dopo quella che abbiamo presentato noi”. E sulla probabile bocciatura costituzionale ha precisato: “Già nel precedente sistema vigevano due diversi sistemi ed era così anche nella prima Repubblica. Del resto, la Consulta non ha motivato la bocciatura del Porcellum con l’esistenza di due sistemi”.
Le reazioni – Soddisfatto Ncd, che per voce di Formigoni ha fatto sapere: “L’emendamento Lauricella conquista consensi e stabilisce che Italicum entra in vigore dopo la riforma Senato. FI si dia pace”. E il capogruppo a Montecitorio di Forza Italia Renato Brunetta ha avvisato il premier: “Se passa l’emendamento Lauricella cade tutto – ha detto l’ex ministro –. Non possiamo credere che il presidente della Repubblica possa firmare una legge che prevede una riforma della legge elettorale a metà”, mentre Daniela Santanché ha incalzato Renzi: “Non cominci a fare il furbo sulla legge elettorale. Altrimenti, per quanto mi riguarda, può star sereno”. Al coro del dissenso si è unita anche Rosy Bindi: “Ho presentato alcuni emendamenti, su questi farò la mia battaglia, non intendo trincerarmi dietro il voto segreto”.