Città della Scienza di Napoli, un anno fa la tragedia; saltato l’accordo per l’avvio dei lavori
Esattamente un anno fa, nella notte tra il 4 e il 5 marzo 2013, la Città della Scienza di Napoli veniva distrutta da un incendio doloso. Sono trascorsi 365 giorni da quel dì funesto, e dopo tanti proclami, annunci, promesse ed attese, nello stesso giorno e nello stesso spazio dove la tragedia si consumò, togliendo alla città partenopea pezzi della sua anima bella, era prevista la firma dell’accordo Quadro che ne avrebbe ripristinato il vecchio splendore. Un accordo che si sarebbe celebrato tra la Fondazione Idis, progettista e gestrice della struttura sin dalla sua nascita, la Regione Campania, il Comune di Bagnoli e i ministeri della Ricerca Scientifica, dell’Ambiente e della Coesione Territoriale, affinché questo gioiello della cultura e della divulgazione scientifica rinascesse dalla sue ceneri. Sennonché, come troppo spesso ancora avviene, l’accordo che prevede una spesa di oltre 65 milioni, oltre a quelli necessari per dare il via alla riqualificazione del litorale, per un arco di tempo di lavori complessivi di circa due anni, è saltato per la rottura della trattativa tra le parti contraenti, Comune, Regione e Ministero, a dimostrazione, ce ne fosse ancora bisogno, che probabilmente in Italia sono troppi gli attori coinvolti nella programmazione delle attività e dei lavori pubblici di interesse generale, una realtà che rallenta fatalmente la prontezza delle decisioni politiche da adottare.
Tra i più delusi ed amareggiati per la mancata firma che avrebbe restituito alla città partenopea il proprio Museo delle Scienze, fiore all’occhiello per l’intera Nazione solo fino a qualche tempo fa, il neo ministro dell’Ambiente Stefania Giannini, così come naturalmente gli altri rappresentanti della fondazione. Questa infatti la dichiarazione che il ministro ha rilasciato ieri per il Sole24Ore, un attimo dopo aver saggiato la delusione di vedersi sfuggire la rinascita:” Avrei preferito trovare un accordo concluso e non un diavolo che si annida nei dettagli come sempre. L’accordo non è saltato, ma deve essere perfezionato. Quello che mi è stato detto dai rappresentanti istituzionali è che devono essere perfezionati alcuni aspetti e forse era meglio se lo facevano nei giorni scorsi».
Da un punto di vista squisitamente tecnico, la leva che avrebbe fatto saltare la quadratura del cerchio sta nella necessità di una rapida bonifica del territorio intorno a Bagnoli, comune che ha chiesto formalmente fosse inserita tra i termini del contratto, e preliminarmente all’avvio dei lavori per la ricostruzione del complesso museale, proposta che tuttavia non è stata accolta e che a posteriori ha fatto saltare il banco:” La bonifica di Bagnoli è un aspetto importante che credo possa essere assolutamente incluso. C’è un provvedimento del 2011 al quale credo si ispireranno sia la Regione che il Comune», spiega alla stampa il neo ministro.
Rimane il fatto che ora la Città della Scienza dovrà attendere ancora del tempo prima che il suo splendore riapra al pubblico, un orgoglio per la città partenopea, la ricerca scientifica e il Paese intero che la notte del 4 marzo di un anno fa, per opera di qualche balordo la cui identità e provenienza rimane ancora ignota, ha per il momento sospeso.
Ad oggi infatti ancora sconosciute rimangono le cause all’origine del rogo, e secondo le indagini del procuratore aggiunto Giovanni Melillo, coordinate dai pm Michele Del Prete e Ida Teresi, che non avrebbero al momento inscritto nessun nome nel registro degli indagati, due sono quelle maggiormente seguite: l’incendio della notte tra il 4 e il 5 marzo del 2013 avrebbe la mano infatti o delle cosche mafiose e della Camorra, o quella di un qualche dipendente. Ma si tratta, come ammesso dagli stessi procuratori, solo di congetture, tant’è che ad un anno dall’accaduto non risulta un solo indagato, e le speranze di trovare un colpevole cominciano a scemare.