Assieme ai cosiddetti BRICS, cioè Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, economie emergenti che si stanno conquistando un ruolo da protagonisti negli investimenti in Africa, c’è un paese, per molti aspetti insospettabile, che sta assumendo una posizione importante nel continente, sia dal punto di vista economico che politico.
Il Marocco, infatti, ha una economia stimata in crescita di un ottimo cinque per cento. Già oggi è il primo investitore africano nella regione occidentale dell’Africa e il secondo, dopo il Sud Africa, a livello continentale. I suoi investimenti diretti nei paesi dell’Africa sub-sahariana sono aumentati di oltre il 40% negli ultimi 10 anni e hanno toccato diversi settori: agricoltura, telecomunicazioni, industria manifatturiera e farmaceutica.
L’istituto marocchino Attijariwafa Bank, per esempio, ha 367 filiali in 8 paesi dell’Africa sub-sahariana e 190 in Libia e in Tunisia. Ha inoltre ottenuto la partecipazione del 50% nella Banca internazionale del Mali. Il gruppo controllato statale Maroc Telecom, invece, ha rilevato alcune imprese di telecomunicazione in Mali, in Mauritania e in Niger e ha aperto diverse filiali anche in Burkina Faso.
In questo quadro acquista una importanza particolare il tour in Africa del Re del Marocco Mohamed VI che ha visitato quattro paesi: Mali, Guinea Conakry, Costa D’Avorio e Gabon. In ognuno di questi paesi è stato accolto in pompa magna, come si fa con un visitatore che potenzialmente porta ricchezza, contratti, appalti, lavoro.
Dal punto di vista politico la crescente influenza del Marocco in Africa ha risvolti altrettanto importanti di quelli economici. Il Marocco si è salvato con abilità, e anche con merito, dalle rivolte arabe. Ha un ruolo importante anche nel Maghreb e può diventare un gigante nel continente. Se dovesse assumere questo ruolo, anche solo parzialmente, guadagnerebbe punti anche sulla controversia sul Sahara Occidentale per la cui occupazione era stato espulso dall’OUA, oggi Unione Africana.
Per l’Africa significa veder aumentare l’influenza di potenze arabe e, soprattutto, di orientamento islamico. Questo tentativo di penetrazione è già fortissimo (Mali, Somalia, Centrafrica…) ed è il frutto, evidentemente, di “investimenti” di alcune potenze arabe come il Qatar, l’Arabia Saudita, l’Egitto, il Sudan…
Raffaele Masto