Alla fine la Chiesa Cattolica non pagherà la Tasi. Tutto resterà come con l’Imu, sia per la Santa Sede che per le Onlus. Nel decreto varato dal Cdm gli immobili nelle quali saranno svolte attività caritatevoli, non saranno tenuti a pagare la tassa. Gli immobili, infine, dovranno quindi non essere commerciali.
Ma non è finita: non solo i beni patrimoniali di cui si è detto qui sopra saranno esentati dal balzello, ma anche venticinque immobili dello Stato Pontificio (ex-territoriali), come garantito dai Patti Lateranensi siglati nel lontano 1929 (co-firmati dall’allora Presidente del Consiglio Mussolini). Esonerati dal pagamento anche i terreni agricoli della Chiesa, ma non – come ovvio che sia – quelli destinati al commercio. A breve arriverà la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. A corollario anche le sedi dedicate esclusivamente al culto sono escluse dal pagamento del balzello, cosa che tuttavia deve essere compatibile con i commi dell’articolo 8 e del 19 della Costituzione italiana.
Quanto agli immobili delle varie associazioni senza fini di lucro, che comprendono oltre a al volontariato vero e proprio anche partiti politici e sindacati, il versamento della Tasi sarà condizionato alla verifica dell’effettivo utilizzo degli immobili: si pagherà solo per le parti destinate ad attività commerciali, con l’eccezione dei partiti i cui edifici saranno comunque soggetti all’imposta.
Vengono poi esentati – e questa è un’aggiunta rispetto al regime Ici-Imu – gli immobili pubblici destinati a compiti istituzionali. Si evitano così dei versamenti che avrebbero potuto essere causa di contenzioso tra i vari livelli statali. E sono esenti anche i terreni agricoli.