La situazione dell’Ucraina è stata l’argomento principale di una lunga telefonata, è durata più di un’ora, tra Putin e Obama.
Putin ha difeso le azioni della Russia in Crimea affermando la loro legalità rispetto al diritto internazionale: al telefono con Obama, il presidente russo, ha espressamente condannato il governo di Kiev risultato di un “golpe anti-costituzionale” contro il quale la Crimea si è sollevata, per cui Mosca “non ha potuto ignorare la richiesta d’aiuto proveniente dalla regione a maggioranza russofona”.
“Le relazioni tra USA e Russia non si lascino rovinare dai disaccordi” ha in seguito affermato Vladimir Putin.
Obama, dal canto suo, ha chiesto che le truppe russe facciano ritorno alle loro basi, facendo entrare in Crimea gli osservatori internazionali a cui finora l’ingresso è stato negato: anche se l’intervento russo è stato una palese violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, per il Presidente degli Stati Uniti, c’è ancora modo di risolvere la questione diplomaticamente.
Obama, insomma, ha ribadito quello che ripete da una settimana: Mosca e Kiev si devono parlare direttamente (a questo punto il governo di Kiev implicitamente verrebbe riconosciuto come de facto legittimo), inoltre, dagli USA si spinge perché Mosca accetti le elezioni di Maggio.
La situazione è quindi quella dipinta dal Segretario di Stato Kerry, al margine dell’incontro sulla Libia di Roma, “USA e Russia hanno opinioni molto lontane sull’Ucraina” quindi anche l’accordo resta lontano.
Da Mosca nessuna fretta di giungere a un compromesso: le sanzioni progressive minacciate da Bruxelles, in pratica, non impediranno alla Russia di “sopravvivere” ha detto l’ambasciatore russo all’UE e “non cambiano le relazioni con Bruxelles” ha, infine, aggiunto Vladimir Cizhov. Nessuna preoccupazione neanche per il boicottaggio del G8 di Sochi.
Mosca, dunque, tira dritto sulla Crimea: dalla Duma è arrivato il sostegno alla storica decisione presa della Crimea, il referendum sull’annessione, anche il Senato russo legittima la scelta delle consultazioni e, in aula, si ricorda l’esempio del referendum scozzese.
Nel frattempo a Sinferopoli 100 cosacchi difendono il palazzo del governo: chiamati dai “fratelli della Crimea” proteggeranno le autorità crimeane fino al referendum.
A Sebastopoli, invece, si è votato per l’immediata annessione alla Russia e per la rottura di ogni rapporto con l’Ucraina.
Da Kiev si cerca di sabotare il referendum bloccando l’accesso ai database informatici che contengono le liste elettorali della Crimea e di Sebastopoli in modo che “le autorità della Crimea non potranno usare i dati delle liste per fare i proprio elenchi dell’elettorato e, se lo faranno, non saranno elenchi con le condizioni richieste dalla legge”.
Un giornale russo, il Moskovski Komsomolets, citando una fonte anonima annuncia che Viktor Yanukovich versa in gravi condizioni dopo aver subito un infarto: mentre, l’Interpol, sta valutando l’ipotesi di emettere un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti per poi chiederne l’estradizione.
Guglielmo Sano