Tra Susanna Camusso e Matteo Renzi non è mai corso buon sangue. Già ai tempi precedenti le primarie democratiche il futuro segretario del Pd e presidente del Consiglio aveva spiegato come i sindacati fossero ormai carrozzoni vuoti che tutelano gli interessi di chi già lavora e non di chi il lavoro non ce l’ha. E il premier non sembra aver cambiato idea. Deve averlo capito la leader della Cgil che ieri ha mitragliato il governo di critiche. Bocciato il Job Act renziano “è l’ennesima moltiplicazione delle forme di ingresso al lavoro e quindi della precarietà” e no anche al metodo pensato per tagliare il cuneo fiscale: “I cinque miliardi di risorse che il governo prevede di ricavare dal taglio alla spesa pubblica e destinare al taglio del cuneo fiscale è una misura ancora lontana dall’avere quell’effetto choc che il presidente del Consiglio aveva annunciato in Parlamento”. Infine un filotto di bordate indirizzate a Renzi: “Rischia il culto della personalità”. “Il televoto e il tweet non possono sostituire la partecipazione dei lavoratori e la democrazia”. E ancora: “Il tempo non è infinito, la crisi ha segnato cose così pesanti nella condizione sociale e nel disagio che cresce. Non si può più perdere altro tempo. Se dai un calendario senza dire il merito che affronti è solo un calendario”. Parole che hanno mandato su tutte le ferie il premier. Renzi da giorni è impegnato in un tour de force tra Bruxelles e viaggi in lungo e in largo per l’Italia. Le recenti accuse, arrivate dall’Ue, dall’ex ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ma anche dal suo partito in tema di riforma elettorale, lo hanno parecchio infastidito. E così ha sbottato. Le critiche ricevute sono “ridicole” ha detto il premier in un’intervista concessa a La Stampa. “Tra la gente va bene – ha spiegato Renzi – e la fiducia nel governo cresce. Avevo dei nemici e lo tenevo nel conto, ma mi attaccano anche quelli che prima mi sostenevano: non capisco sulla base di che visto che non abbiamo nemmeno cominciato“.