Venti anni dal genocidio in Ruanda: i tempi lunghi della storia
La Storia ha tempi lunghi. Non sono bastati venti anni per scrivere in modo univoco e incontestabile la storia del genocidio in Ruanda di cui tra un mese si celebra, appunto, il ventennale.
Non solo quella vicenda produce ancora regolamenti di conti, oscure manovre di agenti e servizi segreti e tensioni tra nazioni africane. E’ il caso del Ruanda, da una parte, e del Sudafrica dall’altra che proprio in questi giorni si sono confrontati a colpi di espulsione di diplomatici e comunicati di fuoco.
Pretoria infatti ha espulso diversi diplomatici di Kigali accusandoli di spionaggio e coinvolgimento nell’attacco alla abitazione del generale Faustin Kayumba Nyamwasa, rifugiato a Johannesburg dal 2010: In risposta il Ruanda ha espulso, a sua volta, quattro diplomatici sudafricani.
Il generale ruandese intorno al quale ruota questa oscura vicenda ha la colpa di avere accusato l’attuale presidente ruandese Paul Kagame di avere responsabilità nell’abbattimento dell’aereo a bordo del quale viaggiava, nel 1994, il presidente ruandese Juvenal Habyarimana, assieme al suo omologo burundese. Quell’avvenimento fu il segnale che diede il via al genocidio del tutsi.
Che i servizi ruandesi non vadano per il sottile è testimoniato dal fatto che un altro avversario di Paul Kagame, l’ex capo dei servizi segreti ruandesi Patrick Karegeyam, anche lui rifugiato in Sudafrica, è stato trovato strangolato il primo gennaio scorso in un hotel di Johannesburg. La sua morte, per cui nessuno risulta ancora indagato, è avvenuta in circostanze che sono ancora tutte da chiarire.
Kigali ovviamente ha negato ogni coinvolgimento, ma l’opposizione accusa il presidente di aver commissionato l’omicidio.
Nulla di chiaro, dunque, ad un mese dalle celebrazioni del genocidio. In mancanza di dati di fatto una cosa è chiara: che la storia ha bisogno di tempo e spesso, per essere scritta, è necessario che i protagonisti dei fatti escano di scena.
Raffaele Masto