Zagrebelsky contro Renzi: “E’ solo apparenza”. Attacco anche al M5S: “Non ha un programma”

Pubblicato il 9 Marzo 2014 alle 18:23 Autore: Alessandro Genovesi

Lunghissima intervista del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky al Fatto Quotidiano. Numerosi i temi toccati, a cominciare da un’analisi dell’attuale situazione politica del paese e dell’operato del nuovo Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, giudicato piuttosto negativamente.

“In attesa di smentite, mi par di vedere, dietro una girandola di parole, il blocco d’una politica che gira a vuoto, funzionale al mantenimento dello status quo” dichiara Zagrebelsky. “Una volta Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani definirono ‘razza padrona’ un certo equilibrio oligarchico del potere – aggiunge-. Oggi, piuttosto riduttivamente, la chiamiamo ‘casta’. Un’interpretazione è che un sistema di potere incartapecorito e costretto sulla difensiva, avesse bisogno di rifarsi il maquillage. Se questo è vero, è chiaro che occorrevano accessori, riverniciature: il renzismo mi pare un epifenomeno”. Renzi come un maquillage, uno specchietto per le allodole, un fantoccio messo al potere dalla vecchia politica per autoconservazione. Alla faccia della rottamazione.

Il giurista si spinge però più in là e ricomprende l’intera classe dirigente del nostro paese, “decaduta a un livello culturale imbarazzante”. D’altronde, “la ragione è semplice: di cultura politica, la gestione del potere per il potere non ha bisogno. Sarebbe non solo superflua, ma addirittura incompatibile, contraddittoria”.

renzi

La critica di Zagrebelsky si direziona anche verso un altro dei capisaldi della proposta politica del Presidente del Consiglio, il giovanilismo: “Basta essere nuovi e giovani? No. Quello che conta è la struttura dei poteri cui si fa riferimento e di cui si è espressione. In questo vuoto politico-sociale che cosa esiste e prospera? La rete degli interessi più forti. È questa rete che esprime i dirigenti attraverso cooptazioni. La democrazia resiste come forma, ma svuotata di sostanza”. Di conseguenza, “la novità di sostanza dov’è? La ‘rottamazione’ a che cosa si riduce? Tanto più che nelle posizioni-chiave del ‘nuovo’ troviamo continuità anche personali che provengono dal ‘vecchio’ e la soluzione di nodi che ci trasciniamo dal passato è continuamente accantonata, come il cosiddetto conflitto d’interessi”.

Zagrebelsky non lesina attacchi nemmeno al Movimento 5 Stelle, ritenuto incapace di proposte concrete. “ll Movimento 5 Stelle è nato col dichiarato intento di smuovere la palude, addirittura di investirla con una burrasca che rovesci tutto. Una negazione, dunque. Ma, la politica deve contenere anche un intento costruttivo. Questo, finora, non è visibile o, almeno, non è percepito”. Inoltre “per chi si affaccia, un’idea chiara e forte del ‘chi siamo’ e ‘per cosa ci siamo’ è indispensabile. La tabula rasa e la rete non sono programmi. Non lo è nemmeno la lotta alla corruzione che, di per sé, rischia d’essere solo una competizione per la sostituzione d’una oligarchia nuova a una vecchia”.

L’amara critica finale è tutta per il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, emblema del conservatorismo: “E’ prevalsa l’idea che il presidente della Repubblica fosse l’ultimo baluardo, al di là del quale il caos, il disastro, il fallimento. Tutto ciò si è manifestato in un attivismo finora sconosciuto. Ma è stato un attivismo orientato a quella che si dice essere la stabilità e la continuità, e che si traduce in conservazione. Mi pare che si possa dire che è prevalsa la paura del nuovo, il pessimismo politico. Solo apparentemente per paradosso, l’attivismo costituzionale è coinciso con il conservatorismo politico”.

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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