Ad Ottobre 2020 i cittadini del Cile hanno approvato, tramite referendum, la creazione di una nuova Assemblea Costituente che dovrà mettere mano all’attuale Costituzione, da tempo oggetto di critiche per il suo legame a doppio filo con il regime autoritario di Augusto Pinochet. Le elezioni si svolgeranno ad aprile del prossimo anno, ma in Parlamento si discute già della riforma e delle regole del gioco che entreranno in vigore prima della chiamata alle urne dei Cileni.
Una delle più grandi novità di questa innovazione sarà la composizione dell’assemblea legislativa del Cile. Dei 155 seggi che la comporranno, 17 andranno alle popolazioni indigene che abitano il Paese da tempo immemore. La popolazione più numerosa, quella dei Mapuche, riceverà 7 seggi, gli Aymara due e i rimanenti 8 gruppi riceveranno un seggio ciascuno. Si tratta di un segnale forte, considerate le discriminazioni che questi popoli hanno subito durante la travagliata storia del Paese.
La proposta è stata approvata all’unanimità dal Senato del Cile, dopo essere stata votata alla Camera dove ha ricevuto 140 voti a favore, 7 contrari e due astensioni. Inoltre, le novità riguardano anche l’approvazione del criterio che stabilisce che almeno il 5% dei seggi dovrà essere assegnato a persone con disabilità.
L’approvazione della legge, benché unanime, non è avvenuta senza polemiche. L’opposizione di centro-sinistra e sinistra, che ha votato la legge, ha affermato di averlo fatto per non allungare troppo i tempi per l’approvazione di una misura così importante. La sinistra ha infatti espresso rammarico perché la proposta non sarebbe abbastanza efficace e rappresenterebbe solo una piccola azione rispetto a ciò che andrebbe fatto per la difesa delle minoranze.
La maggioranza di destra che supporta il Governo in carica, invece, ha espresso soddisfazione per l’approvazione di una riforma che rappresenta un compromesso fra diverse posizioni, considerando anche che diversi rappresentanti della destra cilena erano contrari alla creazione di seggi speciali per gli indigeni.
In altre parole, la nuova Costituente si aprirà all’insegna dell’inclusività, ma non necessariamente dell’unità.