Il dibattito legato alla modalità di utilizzo dei 10 miliardi stanziati per il taglio del cuneo fiscale, si arricchisce di un altro parere illustre.
Carlo Calenda, viceministro allo Sviluppo Economico, si inserisce nella diatriba “Irpef vs Irap”, tra chi sostiene che il beneficio vada orientato principalmente sulle buste paga dei lavoratori e chi, invece, punta ad un sollievo per le aziende. In un’intervista a “Repubblica” e “QN”, Calenda si schiera a favore del taglio delle tasse sulle imprese, in quanto la riduzione dell’IRAP “alleggerirebbe l’enorme carico fiscale delle aziende, liberando risorse per investimenti che possano stimolare crescita ed occupazione”.
La preoccupazione di Calenda è orientata soprattutto alla perdita di competitività industriale dell’Italia – 15% in meno negli ultimi anni – che richiede interventi drastici per “evitare il tracollo”. Il taglio dell’Irap, per il viceministro, aiuterebbe a mantenere aziende aperte e quindi preservare posti di lavoro, mentre agire sull’IRPEF, in caso di persistenza di aspettative economiche negative, spingerebbe le famiglie “più al risparmio che al consumo”, smentendo così la teoria dei sostenitori dell’intervento in busta paga per stimolare la domanda interna.
Calenda però si dimostra aperto ad una combinazione dei due interventi, un po’ come Angelino Alfano, leader di NCD. Per il viceministro un mix tra taglio dell’IRPEF sui redditi più bassi e riduzione dell’IRAP potrebbe essere “la soluzione ideale”. No invece ad “interventi dirigisti”, poichè strategie come gli incentivi alle assunzioni diventano utili solo in presenza di risorse da investire e prospettive di crescita.
Redazione