Molto influente è stata nella sua carriera la figura di Umberto Tombari, avvocato civilista ed attuale vicepresidente del CSM, vero e proprio artefice dell’incontro tra la Boschi e Matteo Renzi.
E’ certamente una persona che non passa inosservata. Ogni qualvolta che il governo si riunisce, non ce n’è più per nessuno, le attenzioni sono tutte per lei, per il più giovane ministro della storia della Repubblica, e probabilmente anche la più bella, Maria Elena Boschi, attuale ministro per le Riforme Costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento (anche se gli amanti del gossip ancora discutono su chi veramente sia la più ‘bella del reame’, se lei o l’ex ministro Mara Carfagna).
Di lei probabilmente oltre l’accento toscano, gli occhi blu, ci si ricorda anche il blu elettrico del tailleur indossato per il giorno dell’investitura dell’esecutivo, ma oltre ciò, ci si chiede sostanzialmente quale sia stata la sua strada, ministro classe 1981, più giovane anche di Marianna Madia, con la quale condivide una carriera davvero unica. Ebbene da un articolo pubblicato recentemente dall’indipendente Linkiesta, è emersa un po’ tutta la storia dell’attuale ministro, dalle sue origini nel piccolo paesino dell’entroterra toscano, Laterina, un Paese di appena 3500 anime in provincia di Arezzo, (sebbene in realtà sia nata a Montevarchi), ai primi passi nel mondo degli uffici legali del capoluogo toscano, per finire alla sua vera ‘incoronazione’, avvenuta con l’ormai famigerata Leopolda di Firenze, di cui curò l’organizzazione presenziando sul palco insieme all’attuale premier Matteo Renzi. Emerge una concezione diversa del potere in casa Boschi, spiega l’articolo. Diversamente da quanto ci si potrebbe immaginare, o diversamente da quanto farebbe per natura una malalingua, Maria Elena Boschi non è infatti la classica personalità che si definisce mondana essendo difficile trovarla in feste da week end allestite in megaville, ma sarebbe più giusto dire che è la classica ‘secchiona di turno’ e che sarebbe più facile imbattersi con lei in qualche chiesa della zona, essendo cattolica, che in qualche teatro o terrazza da ‘belle epoque’. Tant’è che si racconta che tra le esperienze che il neo ministro può vantare, c’è anche una piccola parentesi da catechista.
Come per ognuno, Maria Elena Boschi è cresciuta sotto l’attenta guida del padre, Pier Luigi Boschi, descritto come una sorta di ‘latifondista’ della provincia toscana, uomo, si dice, molto riservato, cattolico e democristiano, che ha condiviso con la moglie Stefania Agresti, vicesindaco di Laterina con un passato nella Democrazia Cristiana, la passione per la politica. La politica è il ponte che ha quindi collegato la famiglia Boschi alle personalità più influenti della provincia e dell’intera Regione di Dante, alcuni dei quali fatalmente torneranno utili anche all’attuale ministro.
Tant’è che nel 2000 la Boschi sarà candidata nel Partito Popolare Italiano, a quel tempo guidato da Mino Martinazzoli, Franco Marini e Pierluigi Castagnetti, prima che si sciogliesse nella Margherita, a sua volta disciolta nel Partito Democratico di Walter Veltroni.
A partire da questi anni, dunque, a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, la vita del neo ministro subirà la svolta decisiva: l’anno seguente, infatti, anche in virtù delle prime significative esperienze in politica, e grazie anche al buon nome della famiglia, Maria Elena Boschi entrerà a far parte di uno dei più importanti studi legali d’Italia, quello dell’avvocato Umberto Tombari, uomo tra i più importanti avvocati civilisti d’Italia (nello stesso anno, infatti, Tombari sarà nominato membro della Commissione ministeriale per la riforma del diritto societario istituita dall’allora ‘Guardasigilli’ Michele Vietti, ed è attualmente vice presidente del Consiglio superiore della Magistratura). Ma è sopratutto grazie alla figura dell’avvocato civilista di Firenze che si deve l’incontro tra il ministro Boschi e l’attuale premier Renzi. Sì, perchè (e qui sta il punto), si può ben dire che nel 2009, allorchè nella città del Davide si andava alla urne per scegliere il primo cittadino, la Boschi sosteneva ancora la candidatura di colui che a quel tempo rappresentava a conti fatti il vero rivale di Renzi tra le file del Pd, Michele Ventura, Dalemiano doc. Da qui la ‘conversione’, una ‘redenzione’ che per molti probabilmente ha conosciuto l’occulta regia dell’avvocato civilista fiorentino.
La figura di Tombari non è infatti irrilevante nella carriera della Boschi, anzi rappresenta a conti fatti il vero filo rosso con il quale arriva al governo; è un uomo, sebbene non molto conosciuto, che vive infatti là dove gli accordi vengono discussi, approvati, negati, nelle cd. ‘stanze dei bottoni’, tant’è che nel 2012 collabora al Decreto Sviluppo di Corrado Passera, curando nel dettaglio il contratto di rete sulle aggregazioni tra imprese. È inoltre l’attuale presidente del Consiglio di amministrazione di Sici (Sviluppo Imprese Centro Italia), società partecipata da istituti finanziari del calibro di Fidi Toscana, Mps Capital Services, Banca Cr Firenze, Cassa di Risparmio di San Miniato e Banca Etruria, nonché presidente del cda di Firenze Mobilità, vero punto di contatto con il premier Renzi, un centro di ‘amministrazione’ che tra l’altro condivide con Marco Carrai, vero e proprio discepolo del verbo renziano. Non a caso come Carrai, Tombari è anche membro dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, consigliere indipendente della casa di moda Ferragamo e di Prelios-Pirelli.
Sarà un caso, quindi, che dal 2012 anche Maria Elena Boschi inizierà ad apparire sul Camper di Renzi? Perchè la Boschi, ex democristiana, ed ex d’alemiana, è divenuta infatti ‘immagine’ del governo Renzi? Rimane il fatto che dal 2012 la vita del ministro cambierà di netto, divenendo progressivamente dapprima membro del cda di Publiacqua, società partecipata che gestisce il servizio idrico di 43 comuni del Valdarno, diventa donna di punta del giglio renziano e consigliera giuridica per il gruppo, batte la concorrenza di Simona Bonafè, altra renziana doc sin da tempi non sospetti, fino a divenire in poco tempo, come si è visto, e come è definita dagli stessi giornalisti, ambasciatrice televisiva del renzismo 2.0, sicché non manca sera di ‘incontrarla’ a Ballarò, Porta a Porta, Otto e Mezzo, in Mezz’ora, ecc.
Già segretaria della Commissione Affari Costituzionali alla Camera, dopo il fattaccio con il M5S sul famoso Decreto che conteneva ‘regali per le banche’, è divenuta nello stesso tempo icona e bersaglio dei giornalisti (si veda, infatti, l’editoriale di Marco Travaglio sul suo conto), incuriositi da sì tanta ‘brillantezza’. L’esecutivo dal canto suo, sapendo che la Boschi può anche rappresentare un tallone d’Achille, ha alzato intorno alla sua figura una vera aurea protettiva, tenendola al riparo da ogni spiffero che possa disturbarla. Si dice che in questa fase, la Boschi stia cercando un capo di gabinetto per il suo ministero. Si fa il nome di Roberto Cerreto, già consigliere di Enrico Letta, molto stimato da Massimo D’Alema. Un ritorno al passato o un atto di pacificazione per sedare le acque nel Pd?