Casa al Colosseo, i giudici: “Scajola non poteva sapere”
Pubblicate le motivazioni della sentenza di assoluzione di Claudio Scajola dall’accusa di finanziamento illecito pronunciata il 27 gennaio scorso. Da esse si apprende come l’ex ministro dello Sviluppo Economico fosse “inconsapevole” che Diego Anemone “avesse concordato con le sorelle Papa, proprietarie dell’immobile vicino al Colosseo, le modalità dell’ulteriore pagamento”. Di conseguenza, Scajola, scrive ancora il giudice di Roma Eleonora Santolini, “non si è trovato nelle condizioni di conoscere il maggior prezzo d’acquisto” dell’appartamento con vista sul Colosseo, in via Fagutale.
L’immobile di 210 mq con vista esclusiva, di proprietà delle sorelle Papa, è stato pagato dall’ex ministro 600.000 euro ma il prezzo reale ammontava a 1,7 milioni (la differenza l’ha messa Anemone, salvato dalla prescrizione). Ma come è possibile che il diretto interessato non fosse a conoscenza di una così imponente elargizione a proprio favore? Nel provvedimento si legge che al “momento della consegna” della parte eccedente la somma versata da Scajola alle sorelle Papa, da parte dell’architetto Angelo Zampolini, uomo di fiducia di Anemone, “Scajola era assente”.
Dunque “appare verosimile che i predetti personaggi, nella previsione di un netto rifiuto di Scajola a fronte di un’offerta di aiuto economico di quella portata, si siano determinati a versare il maggior prezzo di acquisto senza che Scajola ne fosse a conoscenza, ben consapevoli di porlo, a quel punto, di fronte a un fatto compiuto e, conseguentemente, in una situazione di sudditanza psicologica e di condizionamento, a causa delle evidenti implicazioni negative che si sarebbero abbattute sull’allora ministro nel caso in cui la notizia fosse diventata di dominio pubblico”.