Tangentopoli: la rivoluzione tradita
“ANSA: L’ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, una casa di riposo per anziani, è stato arrestato questa sera dai carabinieri con l’accusa di concussione. Lo hanno reso noto gli investigatori con un comunicato diramato in serata”. Erano le ore 22,16 del 17 febbraio di venti anni fa. Così, formalmente, iniziava l’inchiesta “Mani Pulite” e il relativo caso mediatico che prese il nome di Tangentopoli. Gli oltre 1200 condannati e i 3175 rinvii a giudizio chiesti da pool guidato dal Procuratore Capo Francesco Saverio Borrelli sembrarono essere la sufficiente cura al grande miasma che affliggeva la “piccola” Italia del malaffare politico. Quel tintinnar di manette assunse, agli occhi dell’opinione pubblica, una funzione catartica del sistema. La necessaria premessa ad un “nuovo inizio” ormai ineluttabile.
Nei mesi e negli anni successivi a quel 17 febbraio del 1992, il lento sgretolarsi del terreno in cui affondavano le radici dei grandi partiti della prima repubblica cambia bruscamente velocità, prendendo le dimensioni di una valanga capace di travolgere ciò che sta a valle e lasciare scoperto quel che si trova a monte. Quando il sistema dei partiti italiani inizia a rimanere nudo, riaffiorano in superficie le malefatte necessarie di un organismo malato che per sopravvivere ed autoalimentarsi si era spinto persino a cannibalizzare l’intero corpo che era stato chiamato ad amministrare e tutelare. “Buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale” afferma Craxi leggendo il suo discorso in Aula nel luglio del 1992. Il disperato tentativo di chiamare in correità i leaders degli altri partiti politici anticipa solo di un anno il famoso lancio delle monetine davanti all’hotel Rafael, fine simbolica della prima repubblica e dei grandi partiti che ne furono protagonisti.
[ad]Ferita ed umiliata sotto le macerie dello scandalo Tangentopoli c’è un’Italia indignata che chiede a gran voce un cambiamento. Negli anni successivi, i protagonisti si rinnoveranno ed una nuova generazione, con diverse aggregazioni, farà ingresso nella scena politica. L’opinione pubblica – memore delle troppe ideologie tradite – si aggrappa sempre più saldamente al culto del leaderismo personalistico, spostando così la dimensione del confronto politico dalla necessaria ed improcrastinabile cura sistemica allo scontro frontale tra opposte fazioni. La seconda repubblica brucerà così le tensioni politiche, trasferendo su nuovi terreni il dibattito pubblico. Ma il cambiamento, la rivoluzione che ci si aspettava – forse confondendo le prerogative della magistratura – era un’altra probabilmente. Non solo nomi nuovi o seminuovi, non di certo un “bisogna che tutto cambi perché nulla cambi” ma una radicale trasformazione della classe politica: da carnefici del sistema democratico a responsabili medici in grado di estirpare, da quel corpo ferito, ogni germe in grado di minare il corretto funzionamento del sistema.
di Andrea Corbo