Michelle Bachelet ha prestato giuramento come Presidente del Cile. La solenne cerimonia si è svolta nell’aula del Congreso Nacional di Valparaíso e, oltre al Presidente uscente Sebastián Piñera e alle principali istituzioni cilene, erano presenti anche il Vicepresidente statunitense Joe Biden e i capi di Stato dei principali Paesi latinoamericani, ad eccezione del Presidente venezuelano Nicolás Maduro, la cui partecipazione è stata annullata all’ultimo minuto. Con l’insediamento ufficiale di Bachelet, il continente americano conta sei donne come capi di Stato: Cristina Fernández de Kirchner (Argentina), Dilma Rousseff (Brasile), Michelle Bachelet (Cile), Laura Chinchilla (Costa Rica), Portia Simpson-Miller (Giamaica) e Kamla Persad-Bissessar (Trinidad e Tobago).
Bachelet torna, quindi, alla presidenza cilena per il suo secondo mandato (il primo era stato tra il 2006 e il 2010) e l’obiettivo è di far diventare il Cile come il primo Paese sviluppato della regione latinoamericana attuando ambiziose riforme volte a ridurre le disparità sociali nel Paese, in particolare quella dell’istruzione e quella fiscale. Nel corso degli ultimi trent’anni, il Cile è stato il Paese che è cresciuto di più in America Latina, e ciò ha avuto delle conseguenze positive: la disoccupazione è scesa al 6%, sono aumentati gli stipendi e le risorse per i poveri.
Tuttavia, sebbene il Cile abbia il PIL pro capite più alto dell’America Latina, si registrano un recente rallentamento della crescita e il declino della domanda asiatica di rame, ovvero la primaria risorsa naturale del Paese. A tal proposito, va segnalato che proprio oggi si è abbassato il prezzo del rame, raggiungendo il livello più basso nel corso degli ultimi cinque anni presso la London Metal Exchange (LME), ovvero la borsa dei metalli non ferrosi più importante del mondo. Inoltre, nel frattempo, il peso cileno si è deprezzato dello 0,78% nei confronti del dollaro statunitense, chiudendo a 574,50 pesos per dollaro.