Legge elettorale. La soluzione può attendere
Fervono le trattative tra le forze politiche per arrivare ad un nuova legge elettorale.
Si tratta di un proposito e di un’iniziativa considerata quanto mai necessaria da gran parte dell’opinione pubblica e che negli ultimi tempi, nonostante le sentenze della Corte Costituzionale, ha avuto la “benedizione” da parte del Capo dello Stato che ha chiesto ai partiti di occuparsi di questa grana.
[ad]Così mentre lo “strano” governo presieduto dal professor Monti si occupa perlopiù dei temi sociali, economici e lavorativi, spetta alle forze parlamentari l’elaborazione di riforme elettorali e istituzionali capaci di ridare lustro e popolarità alla stessa classe politica.
Così nella giornata di venerdì 17 febbraio, un giorno non molto fortunato per la scaramanzia, si sono incontrati presso lo studio alla Camera di Pierluigi Bersani i soci di maggioranza di questo strano schieramento parlamentare pro-Monti. Il trio dell’ABC (Alfano, Bersani e Casini) accompagnati da Italo Bocchino, in rappresentanza di Futuro e Libertà, e da tre “tecnici” per ogni partito: Luciano Violante per il Pd, Gaetano Quagliariello del PdL e Ferdinando Adornato per l’UdC.
L’esito di questo incontro è stato positivo a detta dei partecipanti. Ma per certi versi sorprendente per gli osservatori.
Infatti si è trovata una quadra sull’impalcatura istituzionale del paese mentre si è deciso di rinviare la complessa partita sulla legge elettorale.
Sostanzialmente si è trovato un accordo sulle quanto mai complesse e macchinose riforme costituzionali mentre si è preferito rinviare la partita elettorale, modificabile tramite legge ordinaria.
Come mai questo risultato?
Il rinvio della legge elettorale è dovuto a quanto pare ad una volontà di attendere l’esito delle imminenti elezioni amministrative. Negli ultimi mesi, per non parlare degli ultimi anni, il quadro politico è cambiato sensibilmente ed è ovvio che questo esecutivo Monti sta contribuendo al rimescolamento della carte a livello politico.
Il Terzo Polo, grande vincitore della partita del governo tecnico, ha aspirazioni alte. Così alte da poter elaborare un abbandono delle vecchie casacche (quest’anno pare sarà l’ultima volta che vedremo sulla scheda elettorale il simbolo dell’UdC) e porsi sì come un “polo”, ma non certo come “terzi”. Al tempo stesso il PdL, tentato da una prospettiva di unificazione con Casini nel solco del popolarismo europeo, deve capire se effettivamente è irrimediabile questa rottura con la Lega Nord.
Alcuni scenari amministrativi, in primis quello di Verona, non sembrano aiutare gli storici pontieri del forza-leghismo.
Al tempo stesso il Pd forse attende questo test amministrativo per capire cosa gli toccherà fare da grande. Anche se c’è da chiedersi se un voto “parziale” come il turno di questo maggio potrà mai risolvere questioni identitarie di così ampia portata.
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