Bufera CIA: nuove accuse ai servizi di intelligence
Tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni Cinquanta, la storia degli Stati Uniti è stata segnata dal maccartismo, ovvero dalle paure di possibili influenze sovietiche all’interno delle istituzioni statunitensi. Le accuse lanciate dal senatore Joe McCarthy raggiunsero il proprio limite quando la stampa lo accusò di aver rovinato la vita di molte persone con accuse prive di alcuna prova o, addirittura, false. Dopo aver condotto una campagna anticomunista anche contro gli alti gradi dell’esercito, una commissione del Senato votò una mozione di censura contro lo stesso McCarthy.
Era il 1954. Oggi, a distanza di sessant’anni, la “paura rossa” è pressoché un blando ricordo, ma la vicenda del Datagate ha riacceso il clima di sospetti e ansie all’interno delle autorità statunitensi. Di chi ci si può fidare? John Brennan, l’attuale direttore della CIA, è stato costretto a negare tutte le accuse mosse contro la stessa agenzia da parte della senatrice Dianne Feinstein, la quale è Presidente della U.S. Senate Select Committee on Intelligence (SSCI).
Nel 2009 la SSCI aveva avviato un’inchiesta sulle pratiche del programma di detenzioni e interrogatori per la lotta al terrorismo, gestito dall’agenzia “Company” durante l’amministrazione Bush Jr. La SSCI ottenne un rapporto interno riservato prodotto proprio dalla CIA, nel quale dichiarava di aver imbrogliato il Presidente, il Congresso e il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti a proposito del suddetto programma.
Secondo le accuse di Freinstein, la CIA avrebbe sottratto vari documenti riservati ai membri della SSCI dopo aver spiato i loro computer per scoprire come avessero ottenuto questo rapporto. Si tratta di un altro scandalo che aggrava ancora di più l’immagine dei servizi di intelligence statunitense. Adesso spetterà al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti risolverà tale vicenda, conducendo un’inchiesta dalla quale dipenderà probabilmente la conferma di Brennan alla guida della CIA.