“Io sono come Papa Francesco”: parola di Claudio Scajola. L’ex ministro allo Sviluppo Economico, recentemente assolto dal Tribunale di Roma per la vicenda del prestigioso immobile acquistato nella Capitale, si paragona al Pontefice, nell’astenersi dal dare “giudizi morali sugli uomini”.
LA CASA CON VISTA SUL COLOSSEO – Secondo il giudice romano, Scajola non sapeva nulla della somma di 1,7 milioni di Euro richiesta dalle sorelle Papa ad Anemone per quell’appartamento in pieno centro a Roma, pagato soltanto 600 mila Euro dall’ex ministro. L’imprenditore, tramite l’architetto Balducci, aveva versato la somma di 1,1 milioni di Euro mancante, con il chiaro intento di “sfruttare positivamente quella situazione”, dichiara la sentenza “in vista di eventuali richieste di favori da avanzare all’allora ministro”. Per Scajola, intervistato da Repubblica, la vicenda di quell’appartamento con vista sul Colosseo “ ha rovinato la mia carriera e la mia immagine politica, ma non ho intenzione di dire nulla sulla responsabilità di chi ha fatto ciò”. Una sgradevole vicenda, insomma, per Scajola che commenta così la sua assoluzione: “Finalmente è venuta fuori la verità in un Tribunale”.
E CON ANEMONE? – “Non vedo Anemone da quando è cominciata questa vicenda, né ho intenzione di parlare di lui, che aveva fama di persona degnissima”. Scajola, inoltre, non vuole nemmeno parlare della “disgraziatissima casa”, dove, aggiunge, “non metto piede da un anno e mezzo”. Quell’appartamento, conclude l’ex ministro, “è in vendita, e proprio in questi giorni si sta concludendo l’affare”. E sul prezzo? “Dopo dieci anni il prezzo di vendita è più alto rispetto a quello d’acquisto, anche perché la casa è stata ristrutturata”.