La giunta regionale lombarda a guida Formigoni, si sa, fu decimata dagli arresti e dagli avvisi di garanzia pervenuti da parte della magistratura. Uno dopo l’altro furono azzerati gli assessori, fino a portare all’anticipata chiusura della legislatura. Ma gli strascichi della situazione sono tutt’altro che superati. Proprio oggi, infatti, è stato reso noto che l’ex assessore alla Sanità del terzo mandato Formigoni alla Regione Lombardia, il leghista Luciano Bresciani, è stato iscritto nel registro degli indagati circa un’inchiesta sugli appalti sanitari.
“Questo non lo sapevo, allora mi avvalgo della facoltà di non rispondere”, ha affermato – in modo alquanto stupito – Bresciani, al tavolo dei testimoni al processo sull’ex consigliere Massimo Gianluca Guarischi. L’ex assessore non è l’unico indagato. Anche Formigoni (attualmente senatore Ncd), lo stesso Guarischi e Lucchina lo sono. L’accusa è quella di turbativa d’asta sugli appalti sanitari: un giro di mazzette che avrebbe favorito l’esecuzione di due delibere a favore della famiglia Lo Presti (proprietari della società Hermex, erogatrice di un’apparecchiatura per malattie oncologiche).
Bresciani si difende: “mi occupavo solo di indirizzi politici poi erano i direttori generali a fare gli atti esecutivi, noi scrivevamo le regole del sistema, facevamo delibere sui fondi di rotazione”. Si giustifica: praticamente “noi davamo alle strutture ospedaliere un fondo con il quale poi loro avevano a disposizione soldi per comprare le apparecchiature, ma non ci occupavamo degli atti esecutivi, le scelte erano dei direttori generali”. Poi attacca gli inquirenti, i pm Gittardi e Antonio D’Alessio: tutto rientra “nella ovvia schermaglia giuridica che è come un gioco per vedere chi vince”, dato che, giura, non aver avuto mai a che fare con Guarischi.
Redazione