Nicolas Sarkozy intercettato: “Resa dei conti socialista” per l’UMP
Mentre la campagna elettorale per le Municipali entra nel vivo (si voterà il 29 e 30 marzo prossimi, in primis nella città di Parigi), a tenere banco in Francia sono sempre e solo le vicende personali-giudiziarie dell’ex Presidente Nicolas Sarkozy. Invocato da sodali nel partito di centrodestra UMP e galvanizzato dai sondaggi, Sarkozy avrebbe da tempo sciolto la riserva riguardo ad un suo ritorno nell’arena politica in vista delle Presidenziali del 2017, contando soprattutto sulla flebile popolarità dell’attuale inquilino dell’Eliseo François Hollande. A far scricchiolare l’ipotesi di una sua nuova “discesa in campo” sono però i numerosi scandali in cui è rimasto coinvolto dalla fine del suo mandato, a cui si sono aggiunti misteri e intrighi con riferimento alle intercettazioni ai suoi danni rese pubbliche nell’ultimo periodo.
Nicolas Sarkozy sarebbe dunque un “Ancien Président” perennemente sotto ascolto. In un primo tempo, avevano suscitato scalpore le registrazioni effettuate dal suo ex consigliere Patrick Buisson (con un passato da giornalista presso la testata di estrema destra “Minute”), il quale captò alcune conversazioni private tra Sarkozy e la consorte Carla Bruni. All’interno dei nastri, il cui contenuto finì in breve tempo sui principali giornali d’Oltralpe, Nicolas etichettava alcuni degli esponenti del suo vecchio governo come degli “incapaci” o addirittura “cretini”: tra questi, spiccava l’ex Ministro degli Affari Esteri Michelle Alliot-Marie, celebre per le sue vacanze tunisine ospite del deposto Capo di Stato Ben Ali.
Di ben altra rilevanza politico-mediatica, tuttavia, sono le più recenti rivelazioni in merito alle intercettazioni subite dall’ex Presidente a partire dall’aprile 2013, quando prese avvio l’indagine giudiziaria (guidata dai magistrati Serge Tournaire e René Grouman) sui presunti finanziamenti illeciti incassati da Sarkozy, provenienti da fondi libici detenuti dalla famiglia dell’ex dittatore Muammar Gheddafi, per la campagna elettorale del 2007 (anno di insediamento di Sarko all’Eliseo). Nel mirino dei giudici, oltre all’ex delfino “emancipato” di Jacques Chirac, ci sarebbero anche i suoi vecchi ministri dell’Interno Brice Hortefeux e Claude Guéant, più volte accolti a Tripoli dal Rais tra il 2005 e il 2007.
La pubblicazione di alcuni spezzoni delle conversazioni di Hortefeux sui quotidiani nazionali, lo scorso dicembre, avrebbe convinto Nicolas Sarkozy (stando ai retroscena) a procurarsi un secondo telefono cellulare, intestato ad un nominativo fittizio, per evitare di finire intercettato. Ciò non ha impedito che venissero comunque registrate le successive telefonate tra Sarkozy e il suo legale Thierry Herzog, per le quali l’entourage dell’ex Capo di Stato lamenta una violazione del segreto professionale (lo stesso Sarkozy esercita la professione di avvocato ed è iscritto al relativo albo di Parigi). Gli sviluppi della vicenda, in ogni caso, hanno fatto emergere il ruolo di Gilbert Azibert, primo Avvocato Generale presso la Cassazione e già direttore generale del Ministero della Giustizia proprio durante la Presidenza del vecchio leader UMP. Azibert avrebbe infatti comunicato a Sarko ed Herzog alcuni documenti interni della Corte nell’ambito dell’affare Bettencourt, vecchio capo di imputazione per finanziamento illecito a carico di Monsieur Sarkozy.
Al di là della questione di legittimità legata alle intercettazioni (ammesse dalla normativa francese laddove sussistano gravi sospetti sul soggetto coinvolto), a passare sotto la lente dei media transalpini è ora la presunta regia politica dietro la vicenda. L’indiziata numero uno è l’attuale Ministro della Giustizia Christiane Taubira, sotto assedio dell’opposizione perché caduta in evidenti contraddizioni. Anzitutto, la “Garde des Sceaux” aveva dichiarato di essere stata messa al corrente delle intercettazioni a carico di Nicolas Sarkozy solo dopo le rivelazioni apparse su “Le Monde” il 7 marzo, ma questa versione è stata di fatto smentita dal suo “superiore”, il Primo Ministro Jean-Marc Ayrault, secondo il quale lui stesso e Taubira erano stati informati il 26 febbraio, giorno dell’apertura dell’informativa giudiziaria da parte del Tribunale. Secondariamente, i documenti citati proprio dal Guardasigilli nel corso di una conferenza stampa (contenenti alcune missive del procuratore generale della Corte di Appello parigina Philippe Lagauche) “incastrerebbero” la stessa Taubira, in quanto prova che quest’ultima era “Regolarmente informata” sull’evoluzione dell’indagine Sarkozy-fondi libici, come ricostruito dai cronisti dell’autorevole foglio francese.
Quanto basta per alzare un polverone politico attorno al Presidente François Hollande e il suo governo. L’ex capo del governo François Fillon (UMP) ha puntato il dito contro i socialisti parlando di “Regolamento di conti che non è degno di uno Stato di Diritto (…) Perché il Ministro della Giustizia ha palesemente mentito? Hollande ha allargato il divario tra i cittadini francesi e le istituzioni repubblicane e giurisdizionali, nonostante in campagna elettorale promettesse una Repubblica irreprensibile”. Gli ha fatto eco l’ex Ministro della Giustizia sotto Sarkozy Rachida Dati, che ha attaccato frontalmente Taubira, accusata di “Indebolire la giustizia”. Il presidente UMP Jean-François Copé (tirato in ballo nell’ultimo periodo per il caso delle fatture gonfiate per la società di comunicazione Bygmalion) ha chiesto direttamente la testa della promotrice del “Mariage pour Tous”, la quale ha prontamente replicato: “Non ho mentito e non mi dimetterò”, adducendo ad una confusione di date per giustificare la gaffe.
La polemica è servita: come nella migliore consuetudine “italica”, anche al di là delle Alpi la battaglia politica sposta il baricentro sul terreno della Giustizia e del complottismo.
Niccolò Inches (Twitter: @Niccolink)