Il nostro viaggio all’interno dei supporters trust continua con l’intervista alla Fondazione Taras, capace di restituire serietà e programmazione nella martoriata Taranto del pallone. Alessandro Frascella, tifoso del Taranto e membro del Consiglio Direttivo, ci parla del passato, presente e futuro di una delle prime forze di Supporters Trust d’Italia.
– Quando e come nasce la Fondazione Taras?
“Quest’avventura ha inizia nel marzo del 2012 sulla spinta di una pesante crisi societaria in atto. Il Taranto era in vetta al campionato di Lega Pro, in corsa per la promozione.
I tifosi tarantini, decisi ad aiutare la società con una sponsorizzazione, riuscirono ad accumulare in poco tempo ben 11 mila euro. Parlando con la proprietà però capimmo fin da subito che la situazione era ben più grave di quanto avremmo mai potuto immaginare: a fine stagione il Taranto sarebbe fallito.
Diversi tifosi, i quali avevano preso a cuore la disperata impresa, diedero vita ad un “think tank” via forum: il brainstorming che ne è seguito può essere definito il preambolo alla nascita della Fondazione.
Il punto di riferimento al quale ci siamo affidati è stato Diego Riva, consulente legale del Supporters Direct Europe. Questi ci ha permesso di avvicinarci a molti trust di tifosi in Italia, guidandoci alla definitiva formazione dell’associazione.
In pochissimo tempo 14 soci fondatori hanno contribuito alla nascita della Fondazione Taras con una sottoscrizione di mille euro ciascuno. Abbiamo tentato di tutto per salvare il Taranto, ma nessuno sforzo è riuscito a far iscrivere la squadra.
A questo punto la nostra associazione si è trovata di fronte ad un momento cruciale, e dopo molte discussioni abbiamo deciso di fondare una nuova società da iscrivere in Serie D: nasce così il Taranto Fc 1927.
Il nostro statuto, che si ispira all’esperienza del trust di tifosi nato ad Ancona, ci permette di godere di un gran numero di diritti. Gli imprenditori che sono confluiti nella nuova società infatti hanno dovuto riservarci diversi posti all’interno del Consiglio di Amministrazione, permettendoci di controllare i bilanci economici e di avere potere di veto in tutto ciò che riguarda il rapporto con i tifosi e la città.
Grazie ai prezzi popolari siamo riusciti nell’impresa di coinvolgere ben 2000 tifosi, e da questa stagione ci siamo assicurati la gestione del nostro settore giovanile”.
– Qual è stato il ruolo delle istituzioni politiche e sportive in questi due anni?
“Possiamo ritenerci fortunati in quanto abbiamo instaurato fin da subito un ottimo rapporto con la stampa e le istituzioni. Quest’ultime, in particolare, sono state molto importanti perché il Sindaco ha convinto le varie cordate ad accettare la presenza della Fondazione Taras all’interno della nuova società.
Nonostante le poche risorse a disposizione il Comune è sempre stato ben disposto nei nostri confronti.
Anche con Supporters Direct Europe i rapporti sono eccellenti: ci hanno seguito fin dal giorno della nostra nascita e godiamo della loro assoluta stima.
Con le istituzioni sportive invece non agiamo in maniera diretta, bensì ci affidiamo all’operato di “Supporters in campo”: attraverso la sua voce la Fondazione Taras può far valere le proprie opinioni.
– Quali sono dunque gli obiettivi futuri?
“L’unico grande obiettivo è quello di dare un futuro stabile al Taranto. Ciò può avvenire solo tramite due punti fondamentali: l’autosostenibilità della prima squadra e la crescita del settore giovanile. Non serve a nulla puntare ai successi immediati per poi rischiare il fallimento a fine stagione, occorre invece una gestione oculata e responsabile del budget a nostra disposizione. La programmazione futura passa soprattutto per il settore giovanile, il quale può e deve dotarsi di impianti funzionali e all’avanguardia”.
– Per concludere: il futuro appartiene ai tifosi?
Spero davvero di sì. Si deve uscire dall’idea di un calcio patronale: sono poche infatti le società che possono permettersi un unico grande proprietario. Le istituzioni del calcio devono comprendere che il modello tedesco, incentrato sulla forza delle cooperazioni di tifosi, è la via da intraprendere. La nostra, tuttavia, non deve essere semplice imitazione: bisogna altresì guardare alle nostre radici e tradizioni per progettare un nuovo calcio sostenibile. Per rifondare il calcio però servono programmazione e infrastrutture.
Sono molto ottimista, ma per fare ciò abbiamo bisogno di aiuti normativi da parte della Lega.
Dopo tante delusioni tifoserie come quella del Taranto o della Sambenedettese meritano di essere gestite e controllate dai propri tifosi.
“Le persone così pazze da pensare di cambiare il mondo sono quelle che il mondo lo cambiano davvero”.