Primarie USA: Il duello Romney Santorum ad uno snodo cruciale
Si preannuncia una settimana intensa per i contendenti alla poltrona di sfindante di Barack Obama alle prossime elezioni presidenziali di novembre. Martedì 28 Febbraio andranno infatti al voto per le primarie del Partito Repubblicano due importanti Stati come l’Arizona e il Michigan.
[ad]Il grande favorito di queste elezioni primarie, Mitt Romney, rischia di vedere la sua corsa seriamente compromessa nel caso in cui non riuscisse a strappare al suo più diretto rivale del momento, Rick Santorum, entrambi gli stati. In Arizona i sondaggi sembrano lasciare poco margine di manovra per Santorum, dal momento che il vantaggio di Romney in questo Stato oscilla tra i 3 e gli 8 punti percentuali. Molto meno rosea per Romney sembra invece essere la situazione in Michigan, stato in cui l’ex Governatore del Massachusetts è nato e del quale suo padre è stato Governatore negli anni Sessanta. La storia personale di Romney e i suoi legami con questo Stato avevano fatto ipotizzare una sua facile affermazione a Detroit e dintorni, ma le ultime settimane gli hanno invece riservato novità piuttosto amare su questo fronte. I sondaggi infatti lo vedono stabilmente secondo, staccato da un sempre più sorprendente Rick Santorum che guida la classifica delle preferenze tra quanti dichiarano di volersi recare alle urne sabato prossimo (l’ultimo sondaggio lo dà in vantaggio di 4 punti percentuali).
[ad]Il grande favorito di queste elezioni primarie, Mitt Romney, rischia di vedere la sua corsa seriamente compromessa nel caso in cui non riuscisse a strappare al suo più diretto rivale del momento, Rick Santorum, entrambi gli stati. In Arizona i sondaggi sembrano lasciare poco margine di manovra per Santorum, dal momento che il vantaggio di Romney in questo Stato oscilla tra i 3 e gli 8 punti percentuali. Molto meno rosea per Romney sembra invece essere la situazione in Michigan, stato in cui l’ex Governatore del Massachusetts è nato e del quale suo padre è stato Governatore negli anni Sessanta. La storia personale di Romney e i suoi legami con questo Stato avevano fatto ipotizzare una sua facile affermazione a Detroit e dintorni, ma le ultime settimane gli hanno invece riservato novità piuttosto amare su questo fronte. I sondaggi infatti lo vedono stabilmente secondo, staccato da un sempre più sorprendente Rick Santorum che guida la classifica delle preferenze tra quanti dichiarano di volersi recare alle urne sabato prossimo (l’ultimo sondaggio lo dà in vantaggio di 4 punti percentuali).
L’improvvisa popolarità di Santorum può essere spiegata dai recenti successi che l’ex senatore della Pennsylvania ha raccolto appena due settimane fa in Missouri, Minnesota e Colorado e la conseguente esposizione mediatica a livello nazionale che ne è scaturita, portandolo anche in testa ai sondaggi nazionali relativi alla nomination repubblicana. Inoltre, come la stampa americana non ha mancato di sottolineare, contro Romney potrebbero star giocando le sue prese di posizione contrarie al salvataggio dell’industria automobilistica americana (poi portato a termine con successo dall’amministrazione Obama) che proprio qui in Michigan ha il cuore pulsante. Quelle posizioni, sebbene siano state più o meno goffamente reinterpretate da Romney nel corso delle ultime settimane di campagna elettorale in Michigan, potrebbero costare care al candidato che, in caso di mancata affermazione in Michigan e con la prospettiva di un arduo Super-Tuesday alle porte (quando andranno al voto numerosi stati del Sud, socialmente più inclini alla retorica religiosa di Santorum), vedrebbe la sua possibile vittoria finale seriamente messa in discussione.
Rimangono fondamentali, come è già accaduto nel corso di queste elezioni primarie (basta ricordare gli esempi della Carolina del Nord e della Florida), le prestazioni dei diversi candidati nel corso del dibattito che si svolgerà mercoledi sera in Arizona. E’ lì che Romney si giocherà davvero le sue chances di restaurare la sua intaccata immagine di sfidante più competitivo per battere il Presidente Obama. Farsi mettere alle corde da Santorum (o addirittura da un poco resuscitabile Gingrich), sulle sue politiche industriali, sulla riforma sanitaria simile a quella di Obama che adottò da governatore del Massachusetts o anche su questioni morali come la contraccezione e l’aborto potrebbe rivelarsi estremamente pericoloso.
Il Termometro Politico seguirà il dibattito di mercoledi e fornirà un commento a caldo sull’esito del confronto.