Roberto Speranza, capogruppo del Partito Democratico presso la Camera dei Deputati, parla dei possibili scenari in cui Matteo Renzi navigherà da Presidente del Consiglio. Prospettive che il deputato lucano spiega in un’intervista a La Stampa.
“Se qualcuno pensa che se affonda Renzi, si salva il Partito Democratico, commette un grande errore. E chi crede che possa saltare l’Italicum e la riforma del Senato scherza col fuoco”. Speranza illustra i vari scenari possibili e lega gli attori in causa in un automatismo per la sopravvivenza: il Pd, qualora Renzi chiudesse bottega, subirebbe uno scacco fatale. Ed al contempo il governo del ‘rottamatore’ non potrebbe prescindere dalle riforme che ha promesso: “chi crede che possa saltare l’Italicum e la prioritaria riforma del Senato scherza col fuoco”. Del resto il suo avvicendamento con Letta a Palazzo Chigi è nato per la lentezza e l’eccessiva mediazione all’interno della maggioranza circa le riforme. L’appoggio a Renzi è, quindi, d’obbligo. Oggi più che mai: “la sfida di fronte a noi non è la sfida di uno solo e sbaglia chi pensa sia così, perché è la grande occasione per il Pd e per tutti i partiti per dimostrare che la politica è in grado di cambiare le cose”.
Poi Speranza marca le differenze con l’esecutivo precedente, accusato – come detto sopra – di eccessiva flemma ed anche di spropositata austerità rispetto alla reale situazione economica nostrana: “registro che c’è una significativa inversione di tendenza: da tempo il Pd chiedeva che la stagione di rigore lasciasse il passo ad una politica economica più espansiva”. Il trentacinquenne capogruppo a Montecitorio conclude sul rapporto Renzi-Pd. Adesso che il premier detiene le cariche sia di segretario di partito che di inquilino di Palazzo Chigi la sua posizione è estremamente privilegiata quanto delicata. Speranza si domanda: “Renzi deve chiarire quale sarà la funzione del Pd nella stagione in cui il segretario è anche premier. Per me c’è sempre bisogno di un partito autorevole, capace di dialogare con i soggetti sociali e di radicarsi sul territorio. Una funzione che non si può esaurire nell’azione di governo”. E quindi, “ad oggi ancora non vedo con chiarezza la missione del Pd. Bisogna fare una riflessione seria, che non si può ridurre al nodo se in segreteria entra tizio o caio per conto di un’area”, profilando, forse, una nuova elezione primaria per la scelta del segretario a posto di un semplice avvicendamento come avvenuto a Palazzo Vecchio tra Renzi e Nardella, attuale ‘reggente’ del Comune fiorentino.
Daniele Errera