La Crimea si dirige a vele spiegate verso la secessione dall’Ucraina.
L’affluenza alle urne ha superato ormai il 50%: a Sebastopoli per tutta la mattina ha risuonato nelle strade l’inno russo, si sono riscontrati alti livelli di astensione solo nei villaggi dei tatari, una minoranza che vive ancora il trauma delle deportazioni subite sotto Stalin.
Nel frattempo i rapporti tra Kiev e Mosca si raffreddano, almeno fino al 21 Marzo: giorno in cui ci sarà il primo esame della legge sull’annessione di nuovi territori da parte della Duma russa e il governo ucraino dovrebbe firmare la “parte politica” dell’adesione all’UE.
Tuttavia sembra che l’esercito ucraino stia muovendo le proprie forze verso il confine con la Russia: a riferirlo è l’Itar-Tass, agenzia di stampa vicina al Cremlino.
Sono state mostrate le immagini di un treno che trasportava blindati dell’esercito ucraino nei pressi della città di Lugansk, dove ci sarebbero stati dei tafferugli tra la popolazione contraria al governo di Kiev e i militari.
Comunque il Ministro della Difesa ucraino Tenyuk conferma la tregua: “è stato raggiunto un accordo con la Flotta russa del Mar Nero e con il ministero della difesa russo per una tregua in Crimea sino al 21 marzo, nessuna misura sarà presa contro le nostre infrastrutture in Crimea durante questo periodo, i nostri siti militari stanno quindi procedendo con la fornitura di provviste”.
Mentre Van Rompuy, la Merkel e Kerry condannano il voto in Crimea perché “illegale”, da Mosca si sostiene la scelta crimeana citando a proprio favore l’esempio del Kosovo.
Putin, che pur non ha mai riconosciuto l’indipendenza del Kosovo, sottolinea come l’indipendenza della Crimea sia legittima proprio grazie a quel precedente. L’ex provincia autonoma della Serbia il 17 febbraio 2008 proclamò, con atto unilaterale, l’indipendenza da Belgrado. La Corte internazionale di giustizia dell’Aja, il 22 luglio 2010, con un parere consultivo dichiarò che l’indipendenza del Kosovo “non ha violato il diritto internazionale generale, né la risoluzione 1244 delle Nazioni Unite, né il quadro costituzionale”.
Guglielmo Sano