Recensione: Parlamento 2.0 – Strategie di comunicazione politica in internet
Blog, profili e pagine Facebook, Twitter e accounts Youtube. Una miniera di strumenti che, negli ultimi anni, si sono aggiunti all’armamentario comunicativo del politico del nuovo millennio. Soluzioni tecnologiche che offrono la possibilità infrastrutturale di ridurre, con investimenti relativamente contenuti, la distanza comunicativa tra elettori ed eletti. Una grande opportunità per i parlamentari italiani che, però, sembra realizzarsi solo in potenza. Il volume a cura della sociologa Sara Bentivegna edito da FrancoAngeli offre una fotografia dettagliatissima di come e per quali ragioni Deputati e Senatori italiani utilizzino le piattaforme tecnologiche dell’era digitale.
La ricerca, basata sulla raccolta di una mole impressionante di dati, racconta di una numericamente esigua pattuglia di parlamentari realmente consapevoli delle potenzialità del web 2.0; ovvero capaci di andare oltre l’idea di un mero must have da esibire sui media tradizionali.
Solo il 55.5% dei parlamentari italiani si è dotato di una piattaforma di comunicazione online. E anche tra questi, sono molti quelli che manifestano una sostanziale “incapacità di entrare in quella stanza piena di voci” che è la rete.
[ad]Circa il 25% dei blog non offre la possibilità di interagire con “l’onorevole pensiero” e ben il 60% dei parlamentari non ha risposto ai commenti lasciati dai fan/elettori su Facebook nel periodo di rilevazione. Lontani anni luce dall’idea di un flusso di comunicazione three-way, i nostri politici nazionali sembrano accontentarsi di una self promotion che troppo ricorda la versione digitale del vecchio foglio ciclostilato.
Il team di ricerca guidato da Sara Bentivegna ha analizzato la presenza di tutti i parlamentari italiani in rete, studiando modi di uso e frequenza per un intero mese. Deputati e Senatori, come prevedibile, sembrano preferire il social di Mark Zuckerberg. Sono infatti 342 quelli che hanno deciso di attivare un profilo o una pagina su Facebook mentre, molti di meno, sono quelli dotati di un sito web e/o di un blog (rispettivamente 220 e 139).
Ma come viene utilizzato il social più conosciuto al mondo da parte dell’italico parlamentare? La ricerca ci offre un ritratto articolato della “messa in scena” offerta “all’amico virtuale”: dal completo silenzio allo scambio comunicativo in perfetto stile 2.0, dalla pigrizia comunicativa alle “sporadiche prese di parola che cadono nell’indifferenza della rete degli amici disabituata all’interazione e/o disinteressata agli argomenti proposti”. Molto spesso si tratta di una semplice auto-rappresentazione del soggetto politico che tra qualche comunicato, l’agenda degli impegni, un album di foto e i suoi gusti culinari (anche in parlamento siedono amanti della punta di cioccolato del cornetto algida e degli immancabili spaghetti ai ricci) offre ai lettori una self promotion monodirezionale, decisamente poco attenta ad interagire con le opinioni e le istanze di chi siede dall’altra parte dello schermo. Scarsa attenzione che – come osserva Sara Bentivegna, autrice del volume – trova radici anche nel sistema elettorale attualmente vigente.
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