La Crimea è russa. Un plebiscito conferma l’adesione alla Federazione di Putin
La popolazione della Crimea, chiamata alle urne, ha risposto concedendo il 96,77% dei consensi alla proposta di tornare a far parte della Russia.
La vittoria di Putin, però, rimane controversa: sul fronte Occidentale si pensa che il referendum sia stato a dir poco “illegittimo” (se non voluto e controllato dall’alto, forse addirittura pilotato). Oggi, Usa e alleati europei, si metteranno a lavoro per determinare le sanzioni da opporre a Mosca.
Nel nuovo scenario da “guerra fredda” che si è venuto a creare, Putin, difende la sua scelta di “proteggere inermi cittadini” con l’intervento militare e adesso che la Crimea è tornata alla “grande madre”, nonostante l’attesa per la decisione del parlamento che ancora non ha ufficializzato l’annessione, se la terrà stretta.
Il Parlamento della Crimea, con 85 voti favorevoli, ha reso ufficiali i risultati del referendum e la propria indipendenza ora, con atto formale, chiederà di essere accettata come Repubblica secessionista all’interno della Federazione con a capo Mosca: “i risultati del voto in Crimea mostrano chiaramente che gli abitanti vogliono il loro futuro solamente in seno alla Russia. Gli abitanti hanno votato per la riunificazione del popolo, con il quale hanno sempre vissuto insieme” ha detto il vice-presidente del parlamento crimeano Serghei Neverov.
Anche dalla Duma sembra tutto pronto per decretare l’ingresso della Crimea nel territorio russo.
D’altra parte c’è la possibilità che Putin, in vista di importanti sanzioni provenienti da Washington sponda Bruxelles, possa prendere tempo per l’annessione – sfruttando il periodo di transizione necessario al trasferimento di poteri da Kiev a Mosca – tuttavia sembra che sia già al vaglio del Ministero delle Finanze la proposta di concedere alla Crimea un regime fiscale agevolato fino a quando l’adesione alla Russia non volgerà al termine.
Il fronte internazionale occidentale, nel frattempo, si comincia a muovere per punire la mossa dello “zar”: 130 manager delle compagnie energetiche russe Gazprom e Rosneft sono entrati nella lista nera di Bruxelles, per loro si prevede oltre al congelamento dei beni anche il divieto di ingresso nell’Ue.
Anche l’Ucraina intende reagire: il Presidente ad interim Turcinov, invitando il Parlamento ad autorizzare una “parziale mobilitazione” dell’esercito, ha dichiarato che “questo referendum è una grande farsa che l’Ucraina e il mondo civilizzato non potranno mai accettare”.
Guglielmo Sano