Silenzio, parla Paolo Maldini. L’ex grande capitano rossonero, 24 anni di fedeltà e 26 trofei vinti, intervistato da La Gazzetta dello Sport, parla del suo più grande amore. “Vedere tutto questo mi fa impazzire”, dichiara uno dei mostri sacri rossoneri più vincenti di sempre. Analizzando la tragica situazione del Diavolo, critica duramente la società, incapace di “costruire un progetto”.
LA MALATTIA DEL DIAVOLO – Non si può cancellare una vita in rossonero. Nelle parole di Maldini c’è tanta rabbia e sofferenza nel vedere un Milan così in difficoltà. “Si sono buttati via 10 anni di lavoro e tanta fatica, io so quanto lavoro ci sia dietro ai grandi trionfi”, confida Maldini, che aggiunge “è dall’addio di quei giocatori con la mentalità vincente che è nato tutto”. Insomma per l’ex numero 3 rossonero, la malattia del Diavolo parte dai mancati rinnovi di alcuni giocatori certamente non giovanissimi, ma sempre in grado di dare tanto in campo e fuori. Un esempio su tutti, Andrea Pirlo, ora alla Juventus: “Se arriva un allenatore che dice che Andrea è un giocatore finito, deve esserci un dirigente che si opponga alla sua cessione. Si è fatto un grosso favore alla Juventus”.
“NON ESISTE UN PROGETTO” – L’ex capitano non risparmia critiche ( difficile immaginarsi il contrario ) nei confronti di Adriano Galliani e Barbara Berlusconi. “Galliani è un grandissimo dirigente ma non capisce i giocatori”, rivelando che sarebbe stato proprio lo storico dirigente brianzolo a vedere di cattivo occhio la nomina a direttore sportivo di Maldini. “Nel Milan di oggi si guarda all’oggi e non al domani”, e aggiunge che “non si possono sempre prendere giocatori a parametro zero, offrendo loro contratti faraonici”. Maldini considera Galliani “un onnipotente”, accusandolo di affidarsi sempre agli stessi procuratori, “che possono farti fare l’affare una volta, non due”. E sulla giovane figlia del Cavaliere? “Non credo sia esperta di calcio e di calciatori”, e la invita, per il bene del Milan, a circondarsi di persone esperte.
FUTURO, SEEDORF E BALOTELLI – Maldini racconta anche del suo mancato ritorno a Milanello da dirigente, “ho avuto due incontri, ma dopo più nessuno mi ha cercato”, precisando di essere comunque pronto per un ruolo nell’ambito sportivo visto che “in tutte le grandi società europee lavorano le bandiere”. L’ex capitano è preoccupato per la stagione ( “La classifica rispecchia il valore delle prestazioni” ), per la mancanza di obiettivi precisi (“Non si può competere con la Juve”) e per la gestione dello spogliatoio rossonero, in cui mancano, secondo Maldini “elementi che mettano in riga chi sbaglia”. Sull’allenatore olandese, fortemente voluto da Silvio Berlusconi, è piuttosto chiaro “rischia di bruciarsi”, aggiungendo che sarebbe stato meglio un traghettatore fino alla fine della stagione. Secondo Maldini “Balotelli non è ancora un campione e nemmeno un salvatore della patria”, precisando che “se andasse alla Juve, ad esempio, farebbe il salto di qualità”. Infine poche ma efficaci parole sul Cavaliere “il Berlusconi che ho conosciuto io dava altri consigli dal punto di vista sportivo”.