Che Renzi fosse il ‘nuovo’ rispetto alla nomenklatura post comunista era ovvio. Meno scontato era, invece, la macchina da guerra web che avrebbe messo in piedi appena varcata la soglia del Nazareno. Oggi i risultati si vedono, eccome. Il Partito Democratico sta vivendo un vero e proprio boom sulla rete, nello specifico su twitter e facebook.
Chi aveva pensato che il web fosse appannaggio esclusivo di Beppe Grillo si era clamorosamente sbagliato: il “Pd community” ha l’obiettivo di rilanciare i rapporti tra cittadino e politica. Ancora: esprimere idee, proposte, iniziative da parte dei territori. Nessuno sarà escluso. Anche questa è una delle positività del web. E quindi sarà possibile recuperare il rapporto con le unità di base, i circoli. A confermarlo Francesco Nicodemo, responsabile comunicazione del Partito Democratico, che afferma come “assieme ai circoli scardineremo il tradizionale modello piramidale, tutti dialogheranno con tutti”.
Nel frattempo Renzi gongola dall’alto dei risultati. E’ provata una reale inversione di tendenza, sul web, rispetto alle passate gestioni dem: in appena sei mesi di osservazione (8 settembre2013 – 4 marzo2014) la fan page del Partito Democratico ha accumulato oltre 13.000 nuovi ‘like’, così come il feedback del coinvolgimento degli utenti è aumentato vertiginosamente. Anche Twitter dimostra una sensibilità particolare per Renzi: dal giorno della sua elezione alla massima carica Pd, i followers sono aumentati di 21.434 (periodo d’osservazione 8 dicembre2013 – 4 marzo 2014). Il Partito, invece, negli ultimi tre mesi ha mostrato un ritmo di crescita da ‘tigre asiatica’: +26,14%.
Certo che le distanze coi grillini sono ancora notevoli: tra i leader si manifesta una distanza di circa 950.000 ‘like’ sulle fan page di facebook, solo per fare un esempio. Ma le modalità di lavoro sono completamente diverse, sostengono al Nazareno: nel M5S sono ‘top down’ (dall’alto del leader al basso della base). Nel Pd, al contrario, sostengono siano bottom up (dalla base al – o ai – leader). Insomma il braccio di ferro Pd-M5S, adesso, non si presenta solo in Parlamento, ma anche sul web.
Daniele Errera