Partite IVA e Freelance, gli esclusi dal Jobs Act
Assenti dal Jobs Act provvedimenti volti a tutelare partite IVA e freelance, nonostante questo fu detto più volte pubblicamente. Assenti misure volte a disciplinare il lavoro su internet. Queste mancanze possono generare nuova inuguaglianza.
Ne aveva parlato come una delle battaglie certe della sua nuova linea politica, Matteo Renzi allorchè il suo nome ancora circolava tra i candidati delle primarie, quella di dare nuova dignità alle tante partite IVA e lavoratori autonomi che compongono il tessuto economico e sociale del Paese. E aveva anche annunciato che il lavoro sarebbe dovuto rinascere laddove proprio nulla è la disciplina in tal senso, ossia nel mondo del web, facendo intendere, quindi, che ogni manovra per rilanciare l’occupazione in Italia avrebbe avuto internet come suo naturale ‘centro di gravità permanente‘, per dirla un po’ come Battiato, e che i tanti blogger, giornalisti freelance, pubblicisti, videomaker e lavoratori autonomi che hanno nel portale tutto quello che gli occorre per svolgere la propria professione, avrebbero conosciuto finalmente un periodo più ‘grasso’, meglio qualificato e riconosciuto. D’altronde Renzi è uomo che guarda al futuro.
E invece? E invece niente, così come dimostrano gli attuali provvedimenti presi dall’esecutivo per rilanciare l’economia e i consumi, ormai crollati ai livelli del 77′, che com’è noto riducono la pressione fiscale ai lavoratori dipendenti e tagliano del 10% l’Irap ai titolari d’impresa, manovre che avranno certamente un qualche effetto nell’immobilismo di ora, ma per i lavoratori autonomi tout court, avvocati, partite IVA, commercialisti, i tanti bloggers freelance, ancora nulla, neppure all’interno del famigerato Jobs Act, quello che il premier ha sbandierato ai quattro venti essere una panacea a tutti i problemi occupazionali e di precariato di cui ormai il Paese soffre cronicamente da decenni. Sicchè si tratta di una vera emergenza quella delle tante partite IVA, lavoratori autonomi e/o freelance, una nuova forma ibrida per definire un lavoratore, ma solo per ciò che concerne la sua parte produttiva, non certamente quella che guarda le tutele previdenziali e di Welfare, che com’è noto sono totalmente a carico del soggetto, una realtà, quindi, in un tempo di crisi economica come quello attuale, definito da economisti paragonabile addirittura ad un’economia di guerra, per la quale non occorre la figura di Einstein per capire che è essa stessa fonte di iniquità. Sì, perchè se già ora un confronto tra un lavoratore dipendente ed un lavoratore freelance o autonomo vede una situazione di evidente squilibrio, i primi con il pagamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, tredicesime, malattie e ferie, mentre i secondi no, ora con i nuovi provvedimenti e la riduzione della pressione fiscale per i dipendenti, o nel caso di titolari d’impresa il taglio dell’Irap, questa forbice di inuguaglianza crescerà ulteriormente, aggravandola.
Non a caso dall’inizio della crisi nel 2008 ad oggi, secondo uno studio Cgia di Mestre le partite IVA che hanno chiuso per problemi legati alla crisi sono state 415mila, un dato, ce ne fosse ancora bisogno, che testimonia la gravità della crisi che si è abbattuta sul nostro Paese.
A soffrire sopratutto i piccoli artigiani, lavoratori indipendenti, commercianti, agricoltori, i quali oltre a fare i conti con la perentorietà del fisco che sempre più ne svuota le casse, devono anche sapersela cavare con il già denunciato calo dei consumi degli italiani. Dedurre il risultato di questa addizione di fattori non è difficile. Coloro, sopratutto i più giovani e le nuove generazioni, che si erano quindi illusi che con Renzi sarebbe stata finalmente ridiscussa la loro posizione, sia dal punto di vista delle politiche previdenziali, sia per le tutele di Welfare, dovranno ricredersi.
Una dimenticanza quella del rampante fiorentino che contraddice persino il ‘giovanilismo’ che caratterizza il suo esecutivo, entrato di diritto nella Storia per essere il più giovane di sempre, ma che sembra allo stesso tempo un po’ sordo ai tanti richiami, sopratutto dei più giovani, come l’ultima iniziativa CoglioneNo di dicembre dei Colletivo Zero vuole dimostrare, a fare qualcosa, a legiferare per quelle ‘nuove professioni‘ che con lo sviluppo dell’informatica e l’avvento di internet si sono create, per le quali la legge è in molti casi prossima allo Zero assoluto.