Economia ed Europa: la Svezia e la debolezza dell’Europa. La Finlandia che crescerà poco. La Norvegia che rallenterà. Negli ultimi giorni, statistiche e proiezioni hanno provato a tracciare il futuro dell’economia in Scandinavia.
Per il primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt l’economia europea sta vivendo una ripresa debolissima: inutile esultare per i piccoli passi in avanti fatti negli ultimi mesi, ha dichiarato il premier, la verità è che l’Europa non si è ancora rimessa in moto. E la Svezia, che conta molto sulle esportazioni, ne paga le conseguenze.
Reinfeldt parla del Vecchio Continente ma soprattutto parla ai suoi concittadini. Con le elezioni di settembre sempre più vicine, il primo ministro sembra dire agli svedesi che le responsabilità delle incertezze dell’economia a Stoccolma non sono del suo governo ma del contesto generale.
A Helsinki il quadro è ancor più fosco. Secondo l’istituto finanziario Nordea, l’economia finlandese crescerà molto poco nel corso di questo 2014: appena lo 0,3 per cento. Il Fondo Monetario Internazionale è dello stesso parere.
L’economia mondiale si sta lentamente riprendendo ma le prospettive della Finlandia restano incerte, ha spiegato la Nordea: il paese è fragile anche a causa della debolezza della domanda interna. Per questo l’istituto crede che innalzare le tasse sarebbe controproducente: meglio procedere verso il taglio (l’ennesimo) della spesa pubblica.
Ma fino a quando la Finlandia non farà ripartire la sua economia ogni intervento rischia di dare scarsi risultati. La produzione industriale si contrae da quindici mesi consecutivi. Il livello delle esportazioni resta basso. In una intervista al quotidiano Kauppalehti, il commissario europeo per gli Affari economici e monetari Olli Rehn ha dichiarato che la Finlandia sta sperimentando una perdita di competitività simile a quella italiana e spagnola.
A peggiorare le cose ci si mette anche la crisi in Crimea: il 10 per cento delle esportazioni finlandesi prende la strada della Russia. Se Bruxelles dovesse decidere di alzare la voce nei confronti di Mosca, la Finlandia rischia di rimetterci di tasca propria.
C’è qualche preoccupazione anche a Oslo. Meno di un mese fa Øystein Olsen, governatore della Banca centrale norvegese, aveva sottolineato il rallentamento dell’economia del paese. Non è l’unico a vedere nuvole all’orizzonte.
Il docente di economia Lars Sørgard ha dichiarato al quotidiano Dagavisen che i lavoratori in futuro avranno buste paga meno generose rispetto a quelle a cui sono abituati. Ci sono poi aziende che stanno aprendo uffici e fabbriche in paesi dove il costo del lavoro è più basso.
Secondo il Centro statistico norvegese la disoccupazione dovrebbe arrivare al 3,9 per cento nel 2015 – ora è al 3,6 per cento, dati di dicembre 2013. Quest’anno il Pil dovrebbe crescere dell’1,9 per cento, lo 0,2 in meno rispetto alle previsioni precedenti. L’economia norvegese dovrebbe tornare ad accelerare nel 2016, fino a raggiungere un +2,4 per cento di crescita del Pil nel 2017.
Più negative le stime della Nordea: crescita dell’1,5 quest’anno e dell’1,2 l’anno prossimo, con un aumento della disoccupazione molto più marcato, abbastanza da arrivare al 4,2 per cento entro la fine del 2015. La Nordea prevede che circa 20mila persone perderanno il lavoro nei prossimi mesi.