Quale futuro per Forza Italia e per Berlusconi, intanto spunta anche Pier Silvio
Forza Italia e Berlusconi, si infiamma la discussione nel partito. Con la dichiarazione di Maria Stella Gelmini ha preso corpo l’ipotesi di Marina o Barbara Berlusconi candidata alle elezioni europee vista l’impossibilità per Silvio Berlusconi di candidarsi a causa dell’interdizione. E La Stampa, in un articolo odierno, lancia anche l’ipotesi Pier Silvio.
Secondo Paolo Romani “oggi la leadership forte di Forza Italia è ancora nelle mani di Silvio Berlusconi e sarebbe sbagliato a mio avviso introdurre o candidare un’altra personalità, anche della stessa famiglia, che porta lo stesso cognome solo per il fatto che porta lo stesso cognome”. Secondo il capogruppo al senato di Forza Italia Romani “Per il successo di Forza Italia è importante chiamarsi Silvio Berlusconi, non solo Berlusconi. Nel senso che se rimane la leadership di Silvio Berlusconi io non penso che possa essere immaginabile che ci sia un altro membro della famiglia che scende in campo. Se ciò dovesse accadere, vuol dire che in quel momento non sarà più Berlusconi il leader del centrodestra. Allora si porrà il problema e se i figli, come cittadini di questo Paese, volessero scendere in campo sarà una scelta fatta da loro e dagli organismi preposti. La continuità della sua leadership non ha motivo di finire». «Noi di Fi non abbiamo mandato al Parlamento Europeo solo vecchi della politica, quello è un mestiere complesso: per questo bisogna mandare persone preparate ma che, giovani, abbiano voglia di studiare le tematiche europee. Il processo di identificazione di Forza Italia con Berlusconi è ancora forte e quindi sono inscindibili”.
Interviene nella discussione anche uno dei fondatori di Forza Italia: Giuliano Urbani. Intervistato dalla Stampa, Urbani spiega che è anche colpa di Berlusconi “perché si considera eterno e non prepara il futuro. Non lo ha mai preparato. Tuttavia, lui ha quasi 78 anni, io quasi 77. Chi mi lascia a bocca aperta sono i dirigenti di Forza Italia che hanno fra i 30 e i 50 anni, i quali non si rendono conto che fra pochi mesi alle Europee ci potrebbe essere un’affermazione dei partiti antieuro, e sarebbe il presupposto per la fine della moneta unica e per la messa in discussione dei trattati continentali. Ma loro non ne sono sfiorati”. “Un quarantenne – aggiunge – non dovrebbe riflettere sul destino della Crimea? Non è avvicinato dal pensiero che domani aprirà la doccia e magari uscirà l’acqua fredda perchè il gas russo non arriva più? Si può essere tanto provinciali?”.
Giuseppe Spadaro