Proprio oggi, alla riunione del Consiglio Europeo, il Presidente del Consiglio Italiano, Matteo Renzi, chiederà ai leader continentali che i fondi strutturali necessari per i progetti di sviluppo dell’Unione non vengano calcolati all’interno dei vincoli posti dal Patto di Stabilità, attestato al 3%, soglia tra deficit e Pil che nessun paese membro può superare.
Ad annunciarlo non l’ex inquilino di Palazzo Vecchio, ma il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, il quale ha affermato come “il Governo porrà in sede europea il tema dell’investimento dei fondi strutturali fuori dal Patto, poi vedremo quale esito avrà. Porrà questa questione così come aveva fatto il precedente governo”. Il governatore dell’Emilia Romagna aggiunge come “sulle riforme costituzionali i tempi sono acceleratissimi: entro fine mese abbiamo l’obiettivo di arrivare ad un momento di sintesi”. Di fatto Renzi sta accelerando sulla riorganizzazione statale: legge elettorale, riforma del Senato in senso di Camera delle Autonomie (svuotando l’attuale articolo 57 della Costituzione) e modifica del Titolo V.
Interlocutori d’obbligo non possono che essere le Regioni, le quali hanno ricevuto un numero infinito di competenze dopo la modifica costituzionale del 2001. Renzi chiede la loro collaborazione. Nicola Zingaretti, governatore laziale, sostiene come “ci siamo dati delle date molto stringenti che possono portare in una decina di giorni a un testo che può trovare il consenso sia del governo che delle regioni. Le Regioni hanno posto con grande forza al governo il tema dei fondi per la cassa integrazione in deroga perché, come ha detto anche il ministro, la situazione rischia di diventare drammatica ed esplosiva e quindi ci auguriamo che il governo, e mi sembra ci sia la disponibilità, si accinga a prendere su questo dei provvedimenti”. Ma i colloqui devono coinvolgere anche gli enti locali: ecco il perché degli incontri con l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e con le Province autonome di Trento e Bolzano.
Tornando a Renzi ed il suo rapporto col Patto di Stabilità Interno, tra i due non è mai corso buon sangue. Già da sindaco fiorentino infatti, nell’aprile del 2012, aveva dichiarato di essere pronto a violarlo: “quello che deve essere chiaro – sosteneva – è che il Governo non può non rendersi conto che se vuole una misura per la crescita, ha la prima già a portata di mano: sblocchi il patto di stabilità almeno per le infrastrutture”. E rilancia da segretario del Pd quando a gennaio 2014 affermava “facciamo partire le riforme istituzionali e il Jobs Act che attira investimenti, così che se anche sforiamo il 3% del deficit in Europa ci approveranno, è un vincolo vecchio che va superato”. Ancora: “se all’Europa proponi un deciso cambio delle regole del gioco allora in Europa ti applaudono anche se sfori il 3%”. Chissà se quest’oggi riceverà una standing ovation dai colleghi del vecchio continente.
“Il premier Matteo Renzi chiederà oggi a Bruxelles, nel corso del Consiglio europeo, che i fondi strutturali vengano esclusi dai vincoli posti dal Patto di stabilità”. Lo ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, al termine del vertice a palazzo Chigi sulle Riforme del titolo V e del Senato.