“Equitalia uccide” è uno dei cartelloni di protesta più utilizzati nelle manifestazioni contro la società pubblica accreditata alla riscossione delle tasse. E’ certo, però, che la S.p.a. romana avrebbe potuto fare molto di più: infatti, nel periodo di osservazione quindicennale 2000-2014, sui quasi 900 miliardi di euro da incassare, “il 7,7% è stato riscosso – (circa 60 miliardi) – e il 7,8% è il carico residuo su cui lavorare, cioè altri 60 miliardi teoricamente incassabili”. Ad affermarlo l’ad Benedetto Mineo in un’audizione alla Commissione Finanze del Senato.
La riscossione dei tributi non è un tema semplice: Mineo spiega come della cifra totale il 22,6% era errato, il 27% erano contribuenti falliti, deceduti o nullatenenti, per un totale del 50% circa non più incassabile. Con un altro 25% di casi, Equitalia ha tentato un’azione di recupero, fallendo. A tutto questo si aggiunge un 2% di tributi rateizzati per arrivare, infine, a questo unico 7,7% riscosso. Nonostante il risultato deludente, Mineo ha assicurato che Equitalia “garantisce una media annua di riscossione di 8 miliardi”, mentre i passati gestori del servizio non arrivavano a 3 miliardi. Nell’audizione l’ad parla, infine, di rimodulare alcune situazioni come il ‘Decreto del Fare’: “potrebbe rivelarsi opportuna – conclude Mineo – un’ulteriore riflessione sulla possibilità di consentire, anche a chi è decaduto dalla rateazione secondo le vecchie regole, di ottenere in via eccezionale un’altra possibilità di dilazionare il debito”.
Daniele Errera