Costituzione Burundi: un paese a rischio
In Burundi sono in discussione in parlamento alcuni emendamenti alla costituzione voluti dal partito al governo, il Cndd-Fdd che domina l’assemblea con 81 deputati su 106.
Gli emendamenti riguardano le modalità di ripartizione e di assunzione di figure dirigenti nell’amministrazione e nell’esercito.
Ma soprattutto gli emendamenti riguardano anche una modifica costituzionale che consentirebbe all’attuale presidente Pierre Nkurunziza di presentarsi, nelle elezioni che si svolgeranno tra un anno, per il terzo mandato.
Pierre Nkurunziza è un ex leader della ribellione hutu ed è stato democraticamente eletto, la prima volta, nel 2005 e confermato nel 2010. Quest’ultima elezione è stata però contestata dall’opposizione che da allora ha continuato ad aumentare proteste e denunce contro il governo.
La situazione in Burundi presenta delle inquietanti analogie con quella del Ruanda non tanto perché la composizione sociale è la stessa, cioè l’85 per cento della popolazione è di etnia hutu e il 14 per cento di etnia tutsi, ma per diversi altri motivi.
Il conflitto più che politico è proprio un conflitto che divide queste due componenti della società la cui convivenza, in realtà, doveva essere regolata dagli accordi di Arusha, in Tanzania, del 2003.
In Burundi c’è una piccola missione delle Nazioni Unite che il partito al governo ha ripetutamente chiesto che venga ritirata mentre invece il suo mandato è stato prorogato almeno fino alla fine dell’anno.
L’opposizione è fortemente caratterizzata dall’appartenenza etnica ed è principalmente rappresentata dal partito UPRONA. C’è anche un altro partito, l’MSD, Movimento per la Solidarietà e la Democrazia, ma la dinamica di confronto è indubbiamente etnica.
Negli ultimi mesi ci sono stati diversi episodi di violenza. L’ultimo un confronto in piazza con feriti e arresti tra polizia e il Movimento per la Solidarietà e la Democrazia. Sulla frontiera con il Congo ci sono stati anche combattimenti con formazioni armate che il governo definisce banditi.
Insomma il Burundi è chiaramente un paese a rischio che avrebbe bisogno di un intervento preventivo di mediazione internazionale. Tutto questo accade a pochi giorni dalle celebrazioni del ventennale del genocidio in Ruanda. Che sia da monito per tutti.
Raffaele Masto