Un “referendum” pittoresco, pieno di interrogativi e con risultati poco credibili.
Secondo quanto raccontato i votanti sarebbero stati 2 milioni 360mila 235, pari al 73% del corpo elettorale regionale. I sì sarebbero stati 2 milioni 102mila 969, pari all’89%, i no 257.276 pari al 10,9%), ovvero una grandissima partecipazione ed un trionfo di ‘si’.
Ma entriamo nel merito: anzitutto è stato un referendum? No. Non essendo presente ovunque (120 seggi, uno ogni 30.000 elettori), essendo stato partecipato in maggioranza via web (ovvero i voti sono arrivati via internet e non è dato sapere quanti siano stati i voti espressi in altre forme) e non avendo validità giuridica, sarebbe più corretto definirlo come una consultazione online. “Un sondaggio” per il governatore Zaia, il quale ha comunque partecipato. Ma noi, che i sondaggi online li facciamo da anni, abbiamo visto che la formula con la quale è stato svolto è tutt’altro che affidabile, come conferma un articolo de l’Espresso, che ha dimostrato come è stato possibile scavalcare i limiti dell’identificazione personale e votare, quindi, più volte. A tutto questo si aggiunge il modesto numero di visitatori del sito dove si è votato (dal web sarebbe arrivata la spinta decisiva per il totale finale), il fatto che esso non sia mai andato nel pallone (solitamente accade con così tanti utenti) e dalla esiguità della partecipazione alla festa in piazza a Treviso: appena un centinaio di persone.
Un successo, ovviamente, secondo gli organizzatori: “Sempre nell’ambito dell’esercizio fattivo dell’indipendenza dobbiamo fin da subito creare e stabilizzare le istituende strutture della Repubblica Veneta, per quanto provvisorie prima della loro definizione che seguirà la fase costituente ufficiale. L’organizzazione diventa quindi ancor più fondamentale”, annuncia trionfante il promotore del referendum. Il ritorno alla situazione pre-unitaria è alle porte, secondo Gianluca Busato: “ora dobbiamo istituzionalizzare la nostra forza umana, creando i governi locali della Repubblica, che opereranno fin da subito in simbiosi ed armonia con i comuni dell’amministrazione dichiarata decaduta per assicurare una transizione veloce e naturale alle nuove istituzioni. Le istituzioni venete delle comunità locali – aggiunge – saranno aperte a breve, e saranno rese operative anche digitalmente attraverso la rete internet, oltreché nel territorio. Da un punto di vista strategico dobbiamo inoltre evitare l’isolamento, permettendo alle forze ancora esistenti della conservazione di fare danni. Agiremo quindi sul piano politico agendo tatticamente in ogni campo, senza lasciare punti di vantaggio a nessuno”.
Francamente difficile prendere anche solo lontanamente in considerazione queste dichiarazioni piuttosto deliranti, relative a quella che probabilmente voleva essere una emulazione sgangherata e farsesca del referendum in Crimea. Certo sarà difficile dimostrare come due milioni di votanti si siano recati alle urne (seggi elettorali non solo inferiori numericamente, ma anche assenti in ampie parti della regione), ma probabilmente lo scopo di chi si è inventato questa cosa era un effimera luce dei riflettori, da parte dei media, per qualche minuto. Bene o male purché se ne parli, resta comunque una farsesca pantomima tirata su in modo alquanto ridicolo, degna di menzione come nota di colore folcloristico e niente di più.
Daniele Errera