Forum Cernobbio, Camusso: “Governo malissimo sul lavoro”, Sangalli “Per le famiglie 70 miliardi in meno in 5 anni”
“Il governo ha esordito bene sul piano dei redditi, ma malissimo su quello del lavoro”. E’ questo il giudizio di Susanna Camusso, leader CGIL, intervenuta al Forum di Confcommercio di Cernobbio.
Secondo la Camusso “andava contrastato il precariato, tutte le risorse disponibili vanno utilizzate per creare lavoro”, ritenendo quindi che il Jobs Act vada in direzione opposta.
Il Forum è anche l’occasione per presentare i dati di Confcommercio sull’andamento della crisi economica e del prelievo fiscale in Italia. “Tra il 2008 ed il 2003 le famiglie hanno subito un prelievo annuo di 10 miliardi, cui se ne sommano altri 11 di perdita di potere d’acquisto”. La spirale “più crisi, più leva fiscale” ha portato dunque ad una riduzione della cifra a disposizione delle famiglie di ben 70 miliardi.
Per Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, a farla da padrone sono stati i tributi locali, con un prelievo “cresciuto nel 2012 del 7,8% sul 2011, e del 650% rispetto al 1990”, una tendenza destinata ad acuirsi, in quanto molti Comuni aumenteranno le tasse per reperire i 2.2 miliardi necessari per far quadrare i conti nel passaggio dall’Imu alla Tasi.
I dati Confcommercio confermano la recessione come la più grave della storia dell’economia italiana, con una perdita di prodotto di oltre 127 miliardi di euro (-8.5%) e un calo di occupazione di oltre 1.7 milioni di unità (-6.9%). In ciò ha agito negativamente anche la finanza pubblica, che ha sistematicamente aumentato il livello delle tasse, con un intervento pari al 3.5% del Pil – per quanto riguarda le imposte attribuibili al solo operare dell’azione discrezionale del Governo – una cifra ritenuta nettamente superiore allo 0.4%, cioè il valore di pressione fiscale sulle famiglie considerato sufficiente per contrastare gli andamenti negativi del ciclo economico 2008-2013.
In termini cumulati, il livello di imposizione sulle famiglie è giunto a registrare aumenti dell’8,3% e del 10% – escludendo o meno la tassazione patrimoniale – ben oltre il 2.5% ritenuto come valore giustificato per contrastare la recessione del Pil.
Giuseppe Spadaro