Matteo Renzi va all’attacco e, dalle colonne del Messaggero, rilancia il piano di riforme già ampiamente illustrato.
“Prenderemo in mano la riforma della P.A. – dichiara in un’intervista al quotidiano romano – per scardinarla completamente. Lì vedremo il derby palude contro corrente, conservazione contro innovazione. Sarà durissima, la vera battaglia. Al confronto la strana coppia Camusso-Squinzi contro il governo sarà solo un leggero antipasto, scommette?”. Così il premier che poi aggiunge: “Culturalmente mi colpisce questa strana assonanza tra il capo dei sindacati e il capo degli industriali che insieme, davanti alla scommessa politica di togliere per la prima volta alla politica e restituire ai cittadini e alle imprese, si oppongono. Lo ritengo un ottimo segnale che siamo sulla strada giusta”.
Poi l’affondo contro i due “Io non sono qui per loro, io sono qui per le famiglie, per il singolo imprenditore, per le persone che non si sentono rappresentate e che hanno bisogno di vedere finalmente una svolta”. Renzi, dunque punta a dividere il più possibile i corpi intermedi dai cittadini: “Quando arriveranno i mille euro netti ai lavoratori, gli sconti sul’Irap, quelli sull’energia elettrica vedremo da che parte staranno lavoratori e imprenditori”.
Oltre alla riforme economiche, il premier vuole che la politica corra anche sul binario delle riforme istituzionali. E dunque, dopo un fitto scambio di proposte e richieste di modifica, soprattutto con i governatori di centrosinistra e con la minoranza Pd, a palazzo Chigi sono pronti a far uscire il testo definitivo da depositare in parlamento. Venerdì ci sarà il via libera. Con l’obiettivo di pressare la maggioranza (allargata a Forza Italia) per ottenere il primo sì di palazzo Madama entro il 25 maggio.
Nell’intervista viene toccato il recentissimo viaggio in Europa compiuto dal premier per presentare il pacchetto di riforme. Se Barroso e Von Rompuy “sono contenti e sorridono mi fa piacere – dice Renzi – quello per cui lavoro io è perché sorridano di più le famiglie italiane: in quest’ultimo periodo quando pensano all’Europa non sorridono granché. Ma, insisto, non è colpa dell’Europa, bensì delle riforme mancate”. Questa, aggiunge, per gli italiani “è l’ultima chance” e, promette, “non la falliremo”.
Renzi ribadisce infine che “il 3% è un vincolo basato sul Trattato di Maastricht e quindi risalente a molti anni fa” ma questo non vuol dire che l’Italia non lo rispetterà. “Dopodiché – aggiunge – l’Europa deve decidere che vuol fare del proprio futuro. Se vuole impostarlo su una maggiore attenzione alla crescita e all’occupazione. O se si limita a uno sguardo burocratico, tecnocratico sulla realtà”.
Epifani: “Governo ascolti parti sociali” – “Per una forza di centrosinistra il dialogo con le parti sociali è una condizione fondamentale, bisogna mantenere un filo di dialogo”. “Il governo non deve fare quello che dicono le parti sociali ma ascoltare quello che dicono sì”. Così l’ex segretario del Pd Guglielmo Epifani su Raitre ha risposto ad una domanda dell’Annunziata sul fatto che “Renzi se ne frega del sindacato”.
La replica della leader Cgil – Nel pomeriggio è arrivata la replica del segretario della Cgil, Susanna Camusso. “Mi sento offesa da Renzi: il presidente del Consiglio sa bene, e se non lo sa è perchè disattento, che la Cgil pubblica i suoi bilanci dal 1976”. Camusso ha aggiunto che la Cgil “ha sempre pubblicato i suoi bilanci sul cartaceo, li pubblicava la rivista Rassegna sindacale e sono on line da quando esiste il sito della Cgil”. “Quello con Confindustria è un asse che non esiste, i temi sono profondamente diversi e le critiche che il sindacato e gli industriali hanno mosso all’operato del governo sono state di segno diverso” ha concluso Camusso.