Ichino “La concertazione è una palla al piede”

Pubblicato il 24 Marzo 2014 alle 11:12 Autore: Gabriele Maestri
professore giuslavorista ichino

Pietro Ichino nella discussione in corso tra Governo e parti sociali. Da una parte Renzi, dall’altra la posizione critica di Cgil e Confindustria tramite Camusso e Squinzi. Secondo il giuslavorista Pietro Ichino “La concertazione può costituire una marcia in più per il governo di un Paese, ma solo a una condizione: che tra governo e associazioni sindacali e imprenditoriali ci sia una piena condivisione degli obiettivi da raggiungere e dei vincoli da rispettare. Altrimenti diventa una palla al piede, perché attribuisce un potere di veto a chi rappresenta una parte soltanto degli interessi in gioco”.

pietro ichino

Il senatore di Scelta Civica Pietro Ichino in un’intervista a Repubblica parla di “una prassi consolidata seguita dalle associazioni sindacali e imprenditoriali da decenni per affrontare le crisi occupazionali aziendali: quella che consiste nel fingere che i rapporti di lavoro continuino indefinitamente, mettendo i lavoratori in freezer per anni, con la cassa integrazione. Oggi Cisl e Uil hanno capito – osserva – che occorre cambiare sistema. Una parte della Cgil e una parte della Confindustria su questo punto sono invece in grave ritardo”.

In merito al rapporto del premier con la Fiom Ichino sottolinea “Tra Renzi e Landini c’è un evidente feeling personale, che manca platealmente tra Renzi e Camusso. Ma sulla politica del lavoro – rileva il giuslavorista – il segretario Fiom in realtà la pensa in modo opposto rispetto al premier”. Per questo “le convergenze tra di loro possono essere solo tattiche”.

 

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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