Renzi “Camusso e Squinzi arrabbiati? Ce ne faremo una ragione”
Nell’intervista che Matteo Renzi rilascia al Tg1, espone le prossime mosse del governo da lui presieduto: giustizia sociale e spending review (tagli alla spesa) sono i primi punti da cui partire.
Le critiche mosse dai sindacati (specialmente dalla Cgil di Susanna Camusso) e dalla Confindustria non intimoriscono il Presidente del Consiglio che, imperterrito, va dritto lungo il solco da lui tracciato ormai più di un mese fa in Parlamento: “non mi interessa il consenso di questa o quell’associazione”, sostiene, “mi interessa il consenso delle famiglie italiane”. Sulle parti sociali e riguardo gli industriali “ce ne faremo una ragione” circa la loro arrabbiatura. “Sono 20 anni che si arrabbiano”, scherza poi. In fin dei conti, afferma Renzi, “l’importante è che l’Italia cambi e si rimetta in moto”.
Lungo l’intervista al telegiornale del primo canale Rai, l’ex sindaco di Firenze torna sui tagli ai manager, in grande evidenza dopo le parole di Moretti (Ferrovie dello Stato) di qualche giorno fa: “resisteranno a parole, ma poi ovviamente è naturale che le cose cambino, non è possibile che l’ad di una società guadagni 1.000 volte in più dell’ultimo operaio, torniamo a un principio di giustizia sociale. Noi non molliamo”. E riprende quel principio di Olivetti, a lui molto caro: “per Olivetti il rapporto era di 1 a 10. Torniamo a un principio di giustizia sociale, dare un po’ meno a chi guadagna milioni e rimettere in moto economia e ceto medio”.
Poi Renzi si esprime su Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle. Secondo l’inquilino di Palazzo Chigi l’ex comico genovese acquista consenso nel momento in cui protesta si tutto e su tutti. “Sa che se facciamo le cose promesse, e noi le faremo, si sente franare il terreno sotto i piedi. Lui prende voti sulla protesta. A Grillo dico: hai bisogno di rilanciare, vuoi offendermi? Fallo, noi ci occupiamo famiglie italiane”. Chiude, quindi, sul prossimo vertice in cui incontrerà personalmente il Presidente Usa Barack Obama: a lui “dirò che sono orgoglioso e fiero dei progressi dell’Italia” e chiederà “consigli perché in America le aziende sono tornate a investire e la disoccupazione a scendere”.
Renzi “Mio nome nel simbolo? Vedremo alle politiche” – Renzi sull’ipotesi del suo nome nel simbolo: “Noi andremo al voto senza il mio nome nel simbolo del Pd. Rimaniamo sulla linea ‘no name’ che varò Bersani. Oggi è così: poi alle elezioni politiche, nel 2018, staremo a vedere. Tempo ancora ce n’è”. A dirlo il
Renzi sulle elezioni europee – Per il premier e segretario del Pd in carica “Le elezioni europee non sono un referendum su di me, e nemmeno sul governo. Non credo che si tratti di una tornata elettorale difficile, drammatica per noi”, afferma Renzi. “Il Partito democratico è forte e strutturato e credo che, al di là delle elezioni europee, nelle amministrative possa recuperare il Piemonte, l’Abruzzo, Prato e qualche altro comune”.
Daniele Errera